Suicidio carcere: usati lacci scarpe – Altro detenuto tenta di morire – L’on.Di Stanislao
Sulmona – Il detenuto suicida nel carcere di Sulmona avrebbe usato dei lacci per le scarpe. Si ignora come abbia fatto a procurarseli. Intanto si ha notizia di un nuovo tentativo di suicidio, con una lametta e delle lenzuola strappate a strisce e annodate tra loro, per farne una sorta di corda.
PRIMO CASO – L’uso dei lacci da scarpe è emerso dai rilievi della Polizia scientifica di Sulmona effettuati ieri nel tardo pomeriggio, attivita’ coordinata dal vice questore Egidio Labbro Francia consistente in un minuzioso rilievo fotografico gia’ depositato sul tavolo del sostituto della Procura della Repubblica di Sulmona, Federico De Siervo. Il pm notifichera’ domani alle ore 10 l’incarico all’anatomopatologo Ildo Polidoro che dovra’ effettuare l’autopsia sulla salma del detenuto, esame che si svolgera’ all’obitorio dell’ospedale di Sulmona tra domani e domenica. Amato Tammaro soffriva di disturbi psichici.
Intanto nella vicenda sono state aperte due indagini. La prima interna all’istituto, la seconda della Procura della Repubblica di Sulmona coordinata dal procuratore Federico De Siervo. Non sono chiare le ragioni del suicidio di amato, la cui permanenza in carcere stava per cessare. Proprio nei giorni scorsi l’uomo aveva usufruito di un permesso natalizio per andare a trovare la famiglia. Nel super carcere di Sulmona con evidenti problemi di super affollamento, sono ospitati 500 detenuti, 140 dei quali con problemi psichici. Alle carenze di personale di polizia penitenziaria si aggiungono quelle di medici e specialisti, come sottolineato ripetutamente dalle organizzazioni sindacali. In passato la struttura si era imposta all’attenzione delle cronache come ‘il carcere dei suicidi’ per l’alto numero di detenuti che si era tolto la vita. Due i casi clamorosi: nel 2003 la direttrice dell’istituto Armida Miserere che si suicido’ sparandosi alla testa e nel 2004 il sindaco di Roccaraso, arrestato alla vigilia di ferragosto, si tolse la vita il giorno seguente. In quel caso, tuttavia, il mistero e il torbido erano più fuori che dentro il carcere: il sindaco era del tutto innocente, come è stato definitivamente accertato poco tempo fa. Qualcuno voleva che finisse in galera per motivi che andranno chiariti fino in fondo.
SECONDO CASO – Un altro detenuto avrebbe tentato nelle ultime ore di togliersi la vita nel lugubre reclusorio peligno. L’uomo avrebbe, stando alle poche notizie che emergono, prima provato a tagliarsi le vene di un braccio con una lametta, poi si sarebbe appeso con delle lenzuola strappate e annodate alla grata di una cella. Le guardi lo avrebbero salvato.
DI STANISLAO – Altro episodio di un giovane detenuto che muore in carcere, stavolta a Sulmona un giovane di 28 anni si toglie la vita impiccandosi con i lacci delle scarpe e l’on. Augusto Di Stanislao che da tempo si occupa della situazione delle carceri in Italia afferma: “La condizione del mondo penitenziario da tempo allarmante e’ arrivata all’esasperazione e mettere in campo soluzioni immediate ed efficaci e’ diventata una necessita’ e un dovere non piu’ trascurabile. A Sulmona pare che da mesi i sindacati avessero denunciato i disagi a cui sono costretti tanto i detenuti quanto gli operatori e come risultato un altro suicidio. Le cose devono cambiare e da subito”. L’on. Di Stanislao ha presentato una Mozione sulla riforma del sistema carcerario che sara’ discussa a partire da lunedi’ ed e’ agli atti la sua Proposta di legge di istituire una Commissione d’Inchiesta parlamentare sulle carceri italiane.
(Nella foto il carcere di Sulmona)
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