Da una lacrima sul viso a “non è colpa mia…”
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Un ministro si mostra in lacrime mentre il capo del governo del quale fa parte annuncia misure ingiuste a carico, come sempre, dei più deboli.
Passa un po di tempo, durante il quale i “deboli” hanno dovuto fare altri buchi alla cinghia, altre rinunce, imposto sacrifici alla famiglia ed ecco che la Corte Costituzionale, per altro dopo soli 3 anni…, decide che quelle decisioni prese dal governo del quale faceva parte anche la signora che si era commossa, nonchè il capo del governo stesso che aveva tentato di consolarla durante il pianto,erano “incostituzionali”.
Cioè erano contro la legge. Ovvero il governo dell’epoca aveva messo le mani nelle tasche dei più deboli, come fanno tutti i governi, anzi aveva arraffato i soldi prima ancora che in quelle tasche ci arrivassero. Intanto chi aveva pianto per il dispiacere dice subito: non è (non fu) colpa mia.
E ti pareva! Chiaramente, all’epoca, l’idea di dimettersi per non condividere l’ignominia neppure gli (le) passò per l’anticamera del cervello.
E il governo (?) di adesso che fa? Uno pensa che, se è palese che lo stato ha sbagliato, si chieda scusa e si metta subito riparo al torto. E no, troppo comodo. A parte che il governo (?) al momento è troppo preso dall’operazione “sandwich” con l’expo, sia nel senso degli assaggini presso gli stands sia nel senso di andare in giro a sbandierare la presunta grandeur del paese portando la sigla expo come fosse una decorazione al merito, “recto verso”, l’unica cosa che si è sentita è stata: “..dobbiamo verdere, dobbiamo valutare, dobbiamo confrontarci…”. Ma che cavolo dovete valutare, con chi vi dovete confrontare, che dovete vedere? Forse non ci siamo capiti. C’è una sola cosa da fare. “FUORI I SOLDI”. E subito, e con gli interessi, come si pretende dal cittadino che paga in ritardo.
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