Incuria persino a San Bernardino


L’Aquila – L’incuria tanto appartenente al DNA aquilano (quello amministrativo e burocratico, s’intende) riesce far capolino nel luogo che oggi, in centro, dovrebbe apparire più curato, ben arredato, ben definito anche nei dettagli, che agli occhi di stranieri o italiani residenti in talune città-modello appaiono come cadute di stile: da profondo sud. Che tanto profondo ormai non è più, basta recarsi a Lecce o a Matera per vedere come quelle città siano linde, pulite, curate amorevolmente.
A sinistra guardando la facciata restaurata, accanto ad una baracca di uffici comunali (comunque pulita e decorosa) appaiono ben tre paletti di ferro grossi e vistosi, vicini alla targa toponomastica con il nome del prof. Giovanni Pischedda, al quale è dedicata la piazzetta.
Un tempo sorreggevano forse segnali, indicazioni, divieti, tutta roba scomparsa, rimossa da tempo. I segnali sono stati tolti, ma le paline no: sono tutte e tre lì. E da molto tempo. Chi rimosse i segnali non capì (o fece finta) che doveva rimuovere anche le paline, che sono rimaste lì dov’erano. Anche il giorno della riapertura della basilica. Il muretto al quale si appoggiano le paline è incrostato di sporcizia annosa, quasi nero, lurido e puteolento. Un angolo sconcio, e chi sa quanti altri ce ne sono anche là dove la città rinasce, cerca di esserci di nuovo.
Non è così che si rende davvero accogliente e civile un luogo simbolo del turismo. Così l’essere deep South significa esserlo nell’anima: una forma grave di incultura e di trascuratezza offensive.


03 Maggio 2015

Categoria : Attualità
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