Telespazio, il supersatellite Sicral 2 sussura segreti da 36.000 km di altezza


L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: le paraboliche del Fucino che parlano con i satelliti, e sotto il Sicral in costruzione) – Magari sarebbe anche utile (e giusto) che gli abruzzesi, i quali ospitano Telespazio nel Fucino da molti anni, anche se non sanno nemmeno… garantire una viabilità sicura alla stazione spaziale, sapessero cosa fa e a cosa serve. Forse qualche politico di idee diciamo ristrette e qualche amministratore più attento alle colture agricole che alle altissime tecnologie, si darebbe da fare con maggiore solerzia.
Ma tant’è, forse in troppi e per troppo tempo hanno badato più a come ottenere posti di lavoro e tornaconti, che a valutare l’importanza di Telespazio…
Non è che, del resto, quest’ultima faccia granchè per farsi conoscere dagli abruzzesi. La comunicazione circa le proprie attività è destinata a mass media nazionali e a specialisti. Non alla modesta stampa locale, e al suo pubblico.
Invece, da dire di grande interesse – anche culturale, perché no – c’è tanto.
E’ entrato in orbita a 36.000 km dalla Terra negli ultimi giorni una sorta di supersatellite italiano, che si chiama Sicral 2. E’ potente e complesso, resterà lassù per almeno 15 anni ed è partito dalla base Kourou nella Guyana Francese. Non è il primo con il nome Sicral, in orbita ha raggiunto altri due “fratelli” lanciati negli anni scorsi. Il primo nel 2001, 14 anni fa, quindi vicino alla pensione. Sono satelliti di uso essenzialmente militare, quindi segretissimi e riservatissimi, di cui si serve l’Italia ma presumibilmente anche qualche altro paese alleato.
Poche parole per capire che sarebbe inutile tentare di saperne di più: i Sicral sono utilizzati per comunicazioni di tipo strategico e tattico. Roba delicata. Da lassù vedono tante cose, e le raccontano tutte molto bene soprattutto a chi si occupa di difesa. Non solo nazionale, ma nell’ambito NATO.
L’Italia, con questo satellite, mette in atto una delicata collaborazione con la Francia (direzione degli armamenti, non serve dire di più). La Francia c’entra anche nella costruzione della macchina, con la Thales Alenia (presente con un sito produttivo a L’Aquila). Siamo nella “space alliance” tra Finmeccanica e Thales.
Ciò che interessa il pubblico può essere apprendere che Telespazio è utilizzata in sistemi di difesa satellitare ritenuti fondamentali non solo per l’Italia. Come ha fatto sapere su scala nazionale la Telespazio “l’azienda ha curato la realizzaizone del segmento di Terra (così dice una nota ufficiale apparsa su alcuni giornali) , gestito le delicate fasi del lancio e della messa in orbita“.
Un’operazione spaziale in cui Telespazio ha utilizzato le proprie eccezionali capacità e la sua lunga esperienza consolidata nel tempo. Disporrà di una parte delle capacità di Sicral 2 per comunicazioni alle forze armate di tutti i paesi che appartengono all’alleanza nord-atlantica NATO.
Da notare che i satelliti con i quali colloquia Telespazio dal Fucino orbitano geostazionari a grande altezza, 36.000 chilometri dalla superficie terrestre. Benché si stia parlando di comunicazioni, quindi segnali alla velocità delle onde elettromagnetiche (quella della luce), la grande distanza influisce sui tempi e dunque su delicatissimi “adattamenti” costruiti sulle frazioni di secondo. Una difficoltà in più, a riprova della straordinaria evoluzione tecnologica necessaria per una stazione spaziale.
Insomma, non sono videogiochi, e tutto avviene nel nostro Abruzzo ex pastorale ed ex agricolo. Un orgoglio che a molti piacerebbe nutrire sapendone qualcosa di più, senza svelare chi sa quali intoccabili segreti di Stato. Farebbe parte, come dicevamo, del patrimonio culturale regionale, spesso inconsapevole delle proprie dimensioni e caratteristiche. Ricordiamo che quando fu aperto il laboratorio fisico sotto il Gran Sasso, per anni continuò a circolare la diceria sempliciotta e fantasiosa “che fanno lì dentro, costruiscono bombe atomiche?”. La gente semplifica, tira le somme e ama le balle, quanto più sono balle… La scienza, però, ha imparato a spiegarsi e a uscire dalle torri d’avorio per pochi eletti. Anche perché ha capito che le conviene, visto quello che ci costa.
Forse altrettanto dovrebbero fare altri. Utopia?


29 Aprile 2015

Categoria : Attualità
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