Crolli, ora tocca ai “grandi tranquillizzatori” – Il terremoto imprevedibile, ma predicibile
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Su richiesta del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che evidentemente qualche preoccupazione la nutriva, quando le scosse sismiche a L’Aquila e dintorni divennero sempre più frequenti ed energetiche, arrivò la Commissione grandi rischi. Un parterre di scienziati, esperti, sismologi, cervelloni di lungo corso. Era il 31 marzo 2009. Riunione nel palazzo Silone, stampa ammessa fino ad un certo punto e fotografi all’opera per ritrarre il gran consulto prima che cominciasse la riunione. Poi tutti gentilmente fuori dalle scatole. Il responso lo conoscete, se leggete abitualmente questo sito: lo teniamo in pubblicazione da settimane, può leggerlo chiunque. Ora la Procura avvia gli interrogatori dei “grandi tranquillizzatori”, che vengono sentiti ad uno ad uno dal procuratore Rossini e dal PM Picuti. Oggi si è appreso che l’attenzione della magistratura era già in atto da qualche tempo nei confronti degli esperti dei grandi rischi, che non escludendo l’ipotesi di un evento importante (il solito ritornello: i terremoti non si possono prevedere), scelsero la via della tranquillità . Proprio perchè i terremoto non è prevedibile, ma sicuramente predicibile, si sarebbe potuto magari dire alla gente: guardate che c’è una crisi sismica. Meglio “stare accuorti”, meglio uscire dalle case, meglio tenere la valigia pronta. Tanto più che tutti sapevano, e fingevano di non sapere, che a L’Aquila decine di edifici erano a forte rischio: cominciando dalla Prefettura! Magari non arriva il big one, ma è probabile, storia locale e dati statistici alla mano, che ci sia una botta di quelle che costellano i secoli aquilani dal XIV al 1703. Meno male che arrivò di notte, altrimenti sarebbe stata un’apocalisse in termini di vite umane.
E chi pretendeva una previsione? Una predizione, invece, la chiedevano tutti, perchè è arcinoto che dove c’è stato uno, e poi un altro, e poi un altro ancora, forte terremoto, con tutta probabilità ne arriverà un altro. Così è lungo l’Appennino. I sismologi dovrebbero ben saperlo. Forse Bertolaso, chiedendo la riunione, sperava che il responso fosse preventivo e prudenziale.
Non fu così. Ecco perchè oggi la Procura è al redde rationem. Di più, finora, Rossini, che è un uomo garbato e ironico, ma anche profondamente corretto nel suo scottante lavoro, non dice. E’ troppo presto, e poi, si sa, i magistrati parlano con carte e atti giudiziari. Aspettiamo.
Lo facciamo ricordando che il terremoto aquilano (307 morti, migliaia di feriti e di colpiti psichicamente, miliardi di euro di danni e la devastazione della città più centrale d’Italia, capoluogo di Regione e culla di storia e monumenti insigni, molti lo hanno scoperto dopo la loro scomparsa…) cominciò a farsi sentire dalle persone (gli strumenti lo registravano da tempo) il 14 dicembre 2008. Migliaia di scosse, concentrate in un’area coerente lungo le faglie appenniniche ben note, anche rilevanti: centinaia erano forti e abbastanza forti. Sussulti cupi, sempre con boati, come di “botte” provenienti dal profondo, quasi in verticale, da sotto i piedi: Terremoto insolito, inquietante. E i cupi brontolii più volte avvertiti nella zona di Paganica. Poi anche a S.Demetrio. A detta di alcuni, ma senza documentazione, emissioni di vapori e liquidi maleodoranti in alcune zone. Accadde come scrive Errico Centofanti nel suo libro “La festa crudele” anche nel 1703. Fino alle scosse forti, anche 4 Richter, proprio a ridosso della riunione degli esperti tranquillizzatori. Che tranquillizzarono a più non posso. Le scuole restarono persino aperte. La città non ne voleva sapere di morire. La sera del 5 aprile cominciò la sua agonia, con due forti sussulti prima di mezzanotte. Le palme pasquali erano nelle case, pronte a ingiallire. Furono stritolate con il resto. Alle 3,32 del 6 aprile, prima che l’aurora schiarisse un cielo funesto, la natura, non certo senza preavviso, cancellò la città tranquillizzata (o forse sedata con una sorta di Valium psicologico) nonostante avesse già scritto per tre volte nel suo passato la parola distruzione. La Commissione grandi rischi era ripartita da giorni. Nessuno degli edifici notoriamente ad alto rischio era stato sgomberato. L’Aquila aveva contribuito a farsi del male. Ne portiamo i segni, e molti di noi vivranno quel che rimane con le cicatrici del flagello subìto. Nell’anima, nella mente, nel cuore, per chi ne ha uno. Tanti, infatti, vivono grazie alle palpitazioni del portafogli e della carriera.
(Nelle foto: Sopra, una profonda spaccatura il 7 aprile presso il Laghetto Sinizzo a S.Demetrio – Sotto, foto Col esclusiva, la Commissione grandi rischi in riunione a Palazzo Silone)
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