Chi non volle negozi nel sito della ex Ravit? – Il sindaco a Cioni: “Davvero va tutto bene?”


L’Aquila – Nella polemica suscitata dalle esternazioni del sindaco Cialente, ieri, sui fitti troppo alti nelle strutture commerciali, e qualche volta in nero, ha specificato il sindaco, riemerge un antefatto che risale al 2009. Sul quale sarebbe bene fare chiarezza, sia pure con enorme ritardo: una delle tante ombre sul dopoterremoto aquilano, sempre ricolmo di punti interrogativi.
Il direttore della Confcommercio Celso Cioni (foto) ha fatto sapere oggi, replicando al sindaco, che nel 2009 comparve un progetto: ricollocare, almeno nell’immediato, molte attività commerciali uscite dal centro storico a causa del terremoto in una struttura periferica, ma molto utile. Cioni parla della ex Ravit, foto, industria dismessa a Bazzano, accanto alla ferrovia e alla statale 17. In quel locale avrebbero potuto trovare spazi per le loro attività centinaia di negozi, incoraggiati da fitti contenuti e sopportabili. Secondo Cioni erano reperibili circa 1 milione di euro, che ben utilizzati avrebbero permesso di offrire locali a 13 euro al metro quadro, invece degli oltre 30 che si pagano oggi per affitti altrove.
“Furono 380 le domande di commercianti interessati – ha dichiarato Cioni ad Abruzzoweb – a riaprire le proprie attività nel grande capannone a Est della città. Con uno staff di architetti specializzati presentammo il progetto all’Ance, ma rimase lettera morta e fummo costretti a restituire i soldi a Roma perché il Comune non prorogò in tempo la delibera per la delocalizzazione per altri tre anni” – prosegue Cioni.
Scoperchiata questa ennesima pentola ribollente, dall’ignoto contenuto, ora bisogna che venga fuori la verità di un retroscena occultato per sei anni. Chi fermò il progetto? Chi non volle mandarlo a compimento? Il Comune o l’ANCE, la strapotente associazione dei costruttori che pare sempre più spesso discutibile protagonista di momenti storici mai messi in luce? Certo è che se centinaia di negozi avessero trovato collocazione a Bazzano, tanti affari e affaroni che taluni hanno in seguito messo in atto, non si sarebbero fatti.
E allora, scoperchiamo la pentola. Una sgradevole spiegazione sarà meglio di silenzi imbarazzati e inquietanti. Che, purtroppo, nell’Aquila del doposisma non sono rarità.

FITTI PER IL COMMERCIO: MA DAVVERO VA TUTTO BENE?
LA RISPOSTA DI CIALENTE A CONFCOMMERCIO E AI COMMERCIANTI
Scrive il sindaco Massimo Cialente: “Leggo risposte da parte di proprietari di Centri Commerciali che mi riassicurano di avere affitti molto contenuti, in linea con i prezzi di mercato. Sono contento di queste precisazioni anche se non conosco il valore di mercato a cui si fa riferimento, né i prezzi fissati per coloro che sono stati costretti a ricollocarsi dopo la tragedia che ci ha colpiti nel 2009.
Vorrei rassicurare che come purtroppo si è dimostrato in questi anni io non sono “abituato a sputare fuoco alla cieca”, come afferma Alfonso Specchio. Visto che poi, di nuovo purtroppo, ho sempre avuto ragione. Che nella nostra città il prezzo di affitto per le attività commerciali sia altissimo è un dato di fatto, a meno che i tanti commercianti che si rivolgono a me, non vengano tanto per passare il tempo o addirittura a prendermi in giro.
A questo proposito, mi stupiscono molto le affermazioni del Direttore di Confcommercio, l’amico Celso Cioni, che dovrebbe più di me conoscere il problema, più di me assistere gli esercizi e raccogliere le loro grida di dolore, tutelandoli.
Fa balzare dalla sedia, il fatto che lui non trovi proibitivo la cifra di 30/35 euro a metro quadro che oggi, secondo la sua dichiarazione si paga. Vuol dire che in questa situazione di crisi per un negozio di 100mq un commerciante, qualunque sia il settore merceologico, paga 3mila o 3mila e 500 euro al mese. Proibitivo.
In un mercato dominato dall’implacabile legge della domanda e dell’offerta, il Comune dell’Aquila, non avendo a disposizione nessuno strumento normativo, ha potuto e può fare ben poco per calmierare i costi se non esercitare una moral suasion.
Il Comune ha assecondato tutte le richieste della Confcommercio, prima delle quali è stata la ricollocazione degli ambulanti con un intervento in Piazza d’Armi costato 1milione e 800 mila euro.
Diede il suo consenso alla proposta di aprire oltre 100 negozi con agibilità provvisoria nel centro storico, cosa poi non concretizzata dalla Confcommercio.
Per quanto riguarda l’ipotesi di intervento di creazione di un Centro Commerciale della Confcommercio presso la Ravit, a quello che risulta al Comune, fu un’operazione caratterizzata da scarsa concretezza, con una lentezza che comportò la cessazione della validità della delibera per la ricollocazione delle attività commerciali nei centri storici, che non era appannaggio del Comune bensì della Regione Abruzzo.
Stupisce che il direttore della Confcommercio ignorasse ed ignori anche questo aspetto normativo.
Lascio al giudizio degli imprenditori del commercio e dell’artigianato, giudicare se ho “sputato fuoco alla cieca”, ribadendo che la porta del mio ufficio è sempre aperta per ascoltare le loro segnalazioni.
Ribadisco, inoltre, che nella redigenda legge per la ricostruzione, ho proposto di inserire un netto aumento delle tasse fino al 50%, per chi mantiene sfitti i locali commerciali rimasti agibili in centro storico, sgravi fiscali per i primi quattro anni per i commercianti che riapriranno in centro storico ed il diritto di prelazione, con i fitti del marzo 2009, per i commercianti artigiani che avevano la loro attività nel centro.
Mi sarei aspettato proposte in tal senso anche dalle Associazioni dei commercianti”.


23 Aprile 2015

Categoria : Cronaca
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