Da bioingegneria un progetto innovativo
Pescara – I suoi nomi scientifici sono Chrysopogon zizanioides e Chrysopogon nemoralis ma è sicuramente più conosciuta come vetiver, la cosiddetta “pianta ingegnere”, capace di contrastare il dissesto idrogeologico e l’erosione. Il suo utilizzo per prevenire il dissesto idrogeologico e favorire il risanamento ambientale, questa mattina, è al centro di un convegno che si sta tenendo in Regione, nella sede di viale Bovio.
“Gran parre dei territori del centro sud d’Italia e quindi anche quello abruzzese – ha esordito l’assessore ai Progetti speciali territoriali, Donato Di Matteo, – nel corso degli anni, ha subito una politica di urbanizzazione selvaggia che ha causato spesso danni irreparabili. Questa iniziativa innovativa rivolta alla diffusione del vetiver, pianta erbacea che può arrivare fino a cinque metri di profondità , – ha prodeguito – intende stravolgere l’impostazione metodologica che finora è stata data alla base della lotta al dissesto idrogeologico.
Del resto, – ha rimarcato Di Matteo – in un momento storico in cui le emergenze ambientali si moltiplicano e le risorse per fronteggiarle sono sempre più scarse, l’utilizzo del vetiver in bio-ingegneria può rendere più coeso il suolo favorendo, al tempo stesso, il consolidamento degli argini dei fiumi e dei torrenti”. Sono note, inoltre, le qualità ignifughe di una pianta come il vetiver che riesce a costruire un’autentica barriera rispetto all’eventuale aggressione delle fiamme visto che la parte verde di questa erbacea non brucia. Inoltre, il vetiver può essere impiegato nel recupero della biodiversità ambientale e persino in cosmesi. Infine, l’olio di vetiver può rendere solubile qualunque altro olio.
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