Ascensore per malata di SLA che attende da anni – Problema risolto, ma mistero sui ritardi
Teramo – LA REGIONE FA SAPERE DI AVER RISOLTO, MA NON SPIEGA DI CHI SONO LE COLPE DEI RITARDI: I SOLDI C’ERANO DALLA PRESIDENZA CHIODI – (Foto: l’assessorato alla sanità a Pescara) – Domani entrera’ in funzione l’ascensore installato presso l’edificio di via San Giovanni XXIII n. 28 in localita’ Colleatterrato Basso a Teramo dove abita la signora Liliana Serafini, malata di Sla. L’opera e’ stata realizzata in anticipo rispetto alla data di ultimazione dei lavori con i fondi messi a disposizione dalla Regione Abruzzo grazie all’interessamento del presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso e dell’assessore Donato Di Matteo. E’ la stessa regione a endere nota la notizia.
Liliana Serafini, 65 anni – che vive attaccata ad un respiratore e ad una sonda per l’alimentazione – e’ stata finora “prigioniera” in casa sua a causa dell’assenza di un ascensore nella palazzina Ater in cui abita con il marito. Nello stesso stabile vivono altri due disabili, una al 100% ed uno al 75%.
Nonostante la Giunta regionale precedente avesse stanziato 200mila euro per i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche – si legge in una nota – la pratica era rimasta ferma e i lavori non erano mai partiti, tanto che il marito di Liliana, Tonino Serafini, aveva messo in atto uno sciopero della fame per protestare contro l’immobilismo della politica. Il 27 agosto scorso il presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso ha fatto visita alla famiglia, promettendo un esito celere e positivo della vicenda. A meno di otto mesi da quel giorno, la promessa e’ diventata realta’: i lavori sono stati realizzati in cinque mesi, in anticipo rispetto alla scadenza di maggio, e sono costati 90mila euro (40mila per l’ascensore e 50mila per l’adeguamento strutturale dell’edificio). La progettazione e’ stata curata dall’Ater di Teramo.
(Ndr) – Bella notizia, tutti ne sono lieti. Ma lo sono molto meno sapendo che il problema doveva e poteva essere risolto da quando in serpa alla giunta regionale c’era Gianni Chiodi, che aveva reperito 200.000 euro. Neppure con i soldi pronti si è riusciti ad agire rapidamente: ci sono volute spinte, pressioni, proteste e visite illustri. Se la Regione ha davvero voglia di limpidezza e serietà , sveli nomi e cognomi di chi è responsabile dei ritardi, anzi faccia di più: licenzi, punisca, elimini chi causa situazioni disumane e dolorose, oltre che incivili.
Ma siamo certi che la risposta sarà , come sempre, il solito silenzio che qualche volta odora di complicità e di compiacenza.
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