No a sveltine sulla legge ricostruzione


(Foto: carriola con reggiseno) – Il testo della legge per la ricostruzione, che un giorno verrà, in sostanza non lo conosce nessuno, se non chi lo sta scrivendo e riscrivendo da mesi, con aggiunte, tagli, cambi di parole, colori. Vengono rifilate in giro copie ormai superate, testi che non somigliano a se stessi, e chi sa quanto altro. E’ inaccettabile che vi siano sveltine persino su un argomento tanto essenziale. Insomma, no a sveltine, ma chi lo dici? Non c’è infatti neppure un interlocutore.
C’è solo un sindaco che con il cuore presumibilmente in gola aspetta che gli dicano cosa hanno scritto per la sua città. C’è anche un altro convitato di pietra, in questa pantomima indecifrabile: il popolo aquilano. Vorrebbe sapere, a sei anni dalla propria morte sismica, cosa è scritto nella carta, anzi magna carta, vergata per la sua rinascita.
Finora mari di parole. E sei anni finiti nel grande calderone di tempo trascorso. Confusione, ritardi, mari di quattrini, appetiti insaziabili di lucro ma anche di gloria politica. Cantieri, tonnellate di puntelli, ruderi, macerie, cupole di chiese rimesse in sesto. Senza becere demagogie, dicano cosa ci sarà in questa legge, e dicano quando ci sarà la legge, visto che i mesi seguono i mesi, ma date precise non se ne sentono. No, sveltine non ne saranno accettate. Stavolta chi le ha in mente, se c’è qualcuno che le ha in mente, ne pensi un’altra. C’è un limite invalicabile, e lo abbiamo raggiunto.



16 Aprile 2015

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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