Macerie, qualche dubbio viene…


Forse siamo stati, ma ora non siamo più, maliziosi e impietosi nei giudizi sulla ricostruzione. Vogliamo essere, oggi, collaborativi e incoraggianti – per quel poco che conta oggi un giornale in un mondo politico arrogante e indifferente – nello sforzo della rinascita, che appartiene a tutti. Però certe volte ci torna la voglia di sfoderare ancora malizia, severità di giudizi, e talora anche cattiveria.
Si apprende da una nota intrisa di burocratismi che è stato siglato un accordo tra ASM e ufficio ricostruzione nei comuni del cratere sismico per lo smaltimento delle macerie. Parliamo di quelle dei centri minori, nei quali nulla è cambiato dal 6 aprile 2009. Rovine, rifiuti, abbandono, macerie – appunto – solitudine e disgregazione. La vegetazione che torna ad appropriarsi dei luoghi in cui visse, forse estraneo all’ambiente naturale, l’uomo. Tutto viene restituito alla terra che mugghiando e scalciando feroce e distruttiva, nel terremoto distrusse e spianò. E’ desolante che l’accordo arrivi dopo sei anni. E’ tragico come e più del terremoto che le macerie abbiano, per sei anni, ostacolato qualsiasi tentativo di riedificazione. Perché sei anni per questo accordo? Per stabilire che l’ASM dovrà occuparsi delle macerie? Non c’era già prima la ASM? Chi e cosa hanno strappato al tempo sei anni, quasi 2.000 giorni inutili e negletti? Qualche dubbio viene. Qualche sospetto si insinua. Un’amara convinzione ci dice che tutto è inaccettabile, raggelante, terribile. E anche allucinante. Sei anni per togliere dei sassi…



15 Aprile 2015

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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