Notturno a “L’Aquila scura mè”
L’Aquila – “Da quando siamo scossati, il diesel blu non j’hanno portatu cchiù” dice un benzinaio al quale siamo riusciti a fatica ad avvicinarci, dopo una lunga attesa. C’è folla pure ai distributori, a L’Aquila “scura mè”, e fra poco capirete perchè la definiamo così. Non è più “bella mè”, infatti, ma buia che non ci si crede. Dobbiamo acciuffare un documento essenziale, e l’ufficio (privato) che ce lo rilascia non è in grado di spedirlo via e.mail. Mille scuse, non funziona, ho chiamato il tecnico (ma figurati se un tecnico lavora la vigilia della Befana, e poi cosa potrebbe fare ad una e.mail la cui casella è forse solo troppo piena?), e alla fine partiamo per andarcelo a prendere. 220km di nebbia, pioggia, ingorghi. La consueta follia quotidiana.
Per “scossati”, capiamo subito, il benziaio intende dire scossi, dal terremoto, ovviamente. Ha ragione lui, anche la lingua è sconvolta e si creano nuovi vocaboli. Giusto così. Scossati, ma non privi di creatività . Il documento dobbiamo andarcelo a prendere cartaceo, telefoniamo e telefoniamo, perdendo un’ora sotto gli sguardi insospettiti di una pattuglia della Finanza vicino alla quale siamo fermi. Alla fine appuntamento: “Fra venti minuti nel bar Tal dei Tali”. E’ dall’altro lato rispetto a dove siamo fermi. Pazienza, andiamo. Difficile per chi non ci è capitato capire cos’è diventata L’Aquila. Il traffico è titanico, ininterrotto, continuo, caotico al punto da non poterci più capire niente. Passiamo per la rotatoria di Gignano: buia totalmente, perchè nessuno ha pensato che occorreva un grande lampione centrale. Non c’è verso di superarla senza rischiare grosso, sotto la pioggia. Lavori non finiti, resti edilizi da tutte le parti, segnaletica orizzontale invisibile, segnali verticali piccoli e poco visibili. Ricordiamo il giorno in cui il sindaco la inaugurò snocciolando dati e sostenendo l’inverosimile, cioè che fosse ben fatta. E’ una porcheria, e per di più non è mai stata finita. Un’altra, quella presso Spaziani, presenta l’incredibile: non un lampione al centro, ma quasi all’esterno! Cose del genere possono accadere solo quando si è perso il senso del ridicolo e della realtà . Ma noi cittadini ne paghiamo le conseguenze. Per carità , le rotatorie non le faccia il Comune!
La circolazione è lenta e affannosa, ovunque, e scorre lungo vie periferiche buie, male illuminate, con decine di punti luce spenti. Spente le luci persino in via Venti Settembre, ed è amaro dover passare nelle tenebre tra transenne metalliche e muri crollati, spettacolo desolante. Commovente invece poco più avanti, nel cratere nero della Casa dello studente, nel quale qualcuno ha acceso tristi e deboli luminarie natalizie di quelle che imitano le nevicate oleografiche da cartolina. Lucine sul sacrario di vite perdute, vite giovani che speravano di ottenere qualcosa dalla vita. Hanno ottenuto delle bare e dormono un sonno senza risveglio nei cimiteri dei loro paesi, le loro terre lasciate per venire a morire qui il 6 aprile.
L’ingorgo e la coda dei veicoli si fanno insuperabili più avanti, sotto la pioggia, tra le luminarie alla Villa e in viale Collemaggio (anche qui una serie di luci spente), tenebrosa e oscura la zona del parcheggio di Collemaggio (bel biglietto da visita per chi arriva…) e alla fine blocco totale allo sbocco del Circuito di Collemaggio sulla 17. Un punto chiave, uno snodo ovvio e prevedibile di traffico, per il quale non è stata adottata la minima misura. Tutto come prima, ma flusso dieci volte superiore a prima. Luci spente anche lì un po’ dovunque, quasi non ci si vede lungo il circuito: ecco perchè “L’Aquila scura mè”. Riusciamo a prendere il foglio che ci occorre, e ripartiamo: sempre pioggia e dopo il traforo nebbia pesante. Non si vede nulla di nulla, e non ci si può affidare alle strisce bianche continue e intermittenti che con la nebbia sono la sola indicazione utile. Il pedaggio autostradale è aumentato del 4,78%, tutti zitti e composti politici e amministratori che forse si sentono frustrati e impotenti. La la società Strada dei parchi non ci offre neppure delle strisce bianche salvavita e antinebbia. Grazie, molto obbligati. Voi verso di noi utenti, s’intende. Ma siamo scossati, come dice il benzinaio, e siamo anche stanchi di cose che non vanno, errori, omissioni, sfrontatezze e ordinarie angherie. Occorre un futuro diverso, fabbrichiamocelo. (G.Col.)
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