Il Regno di Napoli e la ricostruzione
Stoccolma (Svezia) – Scrive l’aquilano Giovanni Di Simone:
“Caro Direttore insisto, le difficolta’di ricostruzione a L’Aquila e generalmente nel Mezzogiorno, sono date piu’che altro dallo incredibilmente sterminato patrimonio edilizio di buone abitazioni civili di era anteunitaria , rarefatto invece , nel nord Italia e nelle altre nazioni europee. Il che piu’ che altro a smentita di ogni analisi storica , dimostra l’elevatissmo livello di benessere economico di civilta’e di cultura che ha prodotto il Regno di Napoli , irradiandole come insegnamento verso le altre popolazioni europee ,che solo ultimamente sono assunte alla vita civile, anche se non ancora completamente-
L’Aquila quindi dovrebbe ringraziare queste persone che ancora fanno questi lavori artigianali di ristrutturazione di case antiche basandosi su metodi costruttivi vigenti in quelle epoche,ma la gran maggioranza di questi tipi di lavoro non sono finanziaramente appetibili,perche’ non danno in genere molti veloci utili,e ,trattandosi del rifacimento dell’esistente,come per il terremoto del 1703, non sarebbero stati necessari neanche nuove progettazioni che hanno fatto perdere almeno due anni per studi e scrupolose approvazioni dell’ovvio, e nuovi appalti per affidarli, ma ,meno ampollose e sbrigative perizie tecniche e affidamenti di piu’ semplici cottimi casa per casa ,ove si misurava il lavoro dopo che e’ stato eseguito e si pagava secondo i prezziari – La formula ibrida tra un appalto ed un cottimo applicata nella ricotruzione privata e’una trovata burocratica rivelatasi abbastanza snella e secondo me e’stata utile e piu’efficace delle piu’strette leggi nazionali, difatti un bel po’di lavoro e’stato fatto-
Se per un appalto come l’ultimo ANAS per le sistemazioni delle gole di San Venanzio ,per solo tremilioni di euri hanno partecipato 256 imprese , iscritte SOA , e’chiaro che non hanno partecipato per eseguire il lavoro ma come in una tombola per azzeccare la media ,perche’poi siccome la procedura non e’ libera e’ e’ almeno il 20% maggiore del reale valore di contrattazione.
Siccome 256 imprese per un appalto di ricostruzione edile a L’Aquila non sembra si presentino LA EMERGENZA e’di piu’L’Italia che L’Aquila stessa, e le nuove leggi servirebbero per la intera nazione e non per la sola L’Aquila come qualcuno si ostina a voler fare per sola necessita’o vanita’ di presenza.
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