Ma perchè sui centri abitati?
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Il cielo è terso, limpido, di un celeste che è gioia per chi lo vede. Però il cielo al di sopra della città è pieno di linee bianche che si incrociano, disegnano triangoli, trapezi, un’infinità di figure geometriche che col passare delle ore si trasformano in cumuli gassosi di pseudo nuvole delle quali si farebbe volentieri a meno, per svariati motivi….
Sono prodotte dai caccia dell’aviazione militare italiana (speriamo solo di quella) che contrariamente a quanto previsto in materia con ” la quota minima di sorvolo dei centri abitati che è di 1500 ft (450 metri) e con la rotta pianificata che non può essere tracciata ad una distanza inferiore a 1,5 NM (circa 3 Km) dal perimetro del centro abitato” continuano a svolazzare sulle nostre teste.
Ora è evidente che non mi azzardo a parlare della quota di volo ma quanto alla distanza dal perimetro del centro abitato mi azzardo eccome per il semplice fatto che che le linee già descritte scorrono in pratica su tutta la città e le zone limitrofe, altro che 3 km dal perimetro del centro abitato.
Nel frattempo, a distanza di 9 mesi dal 19 agosto del 2014, giorno in cui due caccia Tornado “caddero” nelle Marche, causando la morte degli equipaggi ma senza danni alle persone che vivevano nei territori sottostanti, non c’è nessuno comunicato ufficiale da parte del governo che spieghi come e perchè il fatto sia accaduto.
Il 6 dicembre del “90 invece un Aermacchi dell’aviazione militare precipitò su una scuola a Casalecchio di Reno, facendo una strage. Dopo vari gradi di giudizio venne emessa la sentenza che affermava che il fatto non era imputabile a nessuno ma solo ad una tragica fatalità .
Bene, a L’Aquila, ma non solo, di tragiche fatalità non abbiamo nessun bisogno, neppure del solo pensarci.
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