Ricostruzione dell’Aquila, i sottoservizi
INIZIARE SUBITO O ATTENDERE? -
(dell’Ing. Giampaolo Ceci – Direttore del Centro Studi Edili di Foligno)
La costruzione dei sottoservizi in una moderna città metropolitana pone sempre numerosi interrogativi.
Non tutti hanno una risposta univoca.
Bisogna distinguere per prima cosa se i sottoservizi devono servire nuove zone da lottizzare, oppure se vanno a sostituire quelli già esistenti e quindi se si deve tenere conto che vi sono utenze attive che non possono essere scollegate durante i lavori.
Nel primo caso non ci sono problemi, si può ipotizzare qualsiasi cosa, nel secondo, invece bisogna prioritariamente decidere, in funzione dell’orografia del terreno, se iniziare i lavori dalle parti “basse” o da quelle alte della città .
Poiché il sistema fognante e smaltimento acque meteoriche scorre per gravità , se si comincia dal basso verso l’alto, bisogna prevedere dei bypass o dei serbatoi per fare “scavalcare” alle utenze superiori il tratto in cui si demoliscono le vecchie infrastrutture e se ne costruiscono di nuove, altrimenti lo scavo si riempie dei reflui delle utenze a monte che sono ancora attive.
Iniziare dal basso presenta il vantaggio che le tubazioni già realizzate sono “definitive” e dopo i rinterri e la predisposizione degli allacci ai singoli edifici sono subito utilizzabili.
Nel caso si cominciasse dall’alto, i reflui e le acque piovane posti a valle dell’intervento continuerebbero a scorrere nelle tubazioni esistenti, ma quelli a monte non potrebbero essere allacciati subito perché allagherebbero i lavori a valle e dovrebbero quindi essere bypassate per “il tratto” appena realizzato (che potrebbe essere anche lungo).
In entrambi i casi bisognerebbe conoscere con esattezza dove saranno ubicati gli allacci finali degli edifici serviti, altrimenti si corre il rischio di dover scavare in un secondo tempo per realizzare gli allacci “dimenticati”. Peggio se fossero già state realizzate anche le pavimentazioni.
Ma non basta ancora. Se si propendesse per la realizzazione di scavi di considerevole profondità (come nel caso aquilano) nelle città a valenza storica, sarebbe prevedibile incontrare strutture risalenti al passato coi conseguenti rallentamenti per studiare di cosa si tratta.
Tralasciando l’ipotesi che i reperti abbiano una valenza storica importante, che sarebbe una vera iattura dal punto di vista dei tempi di esecuzione dei lavori, sono prevedibili anche altri” imprevisti” se si lavora in profondità , quali le cavità naturali o le cantine dei palazzi prospicienti la strada realizzati abusivamente in parte sotto la strada o rocce affioranti ecc.
In generale, in questi casi, a fronte di questi imprevisti, “prevedibili” ,a mio parere, non è consigliabile “violentare” l’esistente, ma piuttosto assecondarlo mantenendo le ,quote e i percorsi originari anche perché a volte anche le fogne hanno valenza storica.
Ma non basta, se le infrastrutture dovessero essere realizzate in zone nel frattempo abitate (i lavori dureranno almeno due anni) dovrebbero essere mantenuti attivi i sottoservizi e previste passerelle per consentire agli abitanti di rientrare a casa senza cadere negli scavi aperti e reti provvisorie per l’illuminazione notturna.
Se si dovessero poi, realizzare scavi profondi tra edifici pericolanti sarebbe necessario procedere con cautela puntellandoli prima degli scavi. Se poi la situazione fosse aggravata dalla ristrettezza delle strade bisognerebbe necessariamente rimuovere i puntelli dei palazzi adiacenti per realizzarne altri che non “impiccino” i lavori.
Resta infine il dubbio: cavedii prefabbricati o i classici scavi interrati? Nel primo caso c’é l’ispezionabilità , ma anche l’enorme quantità di materiale asportato, i maggiori costi di posa per armare gli scavi, la ruggine e la proliferazione dei ratti che rodono tutto in breve tempo, oltre che la presenza nello stesso cavedio di impianti poco conciliabili tra loro e con la sicurezza, quali elettricità ed acqua. Vi sarebbero anche problemi per forare il tunnel per realizzare gli allacci ai pluviali e alle utenze di ogni edificio. Il gas e i primi tratti delle caditoie stradali comunque richiederebbero uno scavo a parte fuori dal tunnel.
Insomma costruire sottoservizi in una città attiva non è cosa semplice. Va pianificata nei dettagli.
Tralasciando gli altri dettagli che subentrano per garantire la sicurezza in caso di emergenze, passiamo a definire quali siano di solito le infrastrutture da realizzare.
Le infrastrutture principali sono: Rete gas, Fognature (miste o separate?) rete elettrica per le utenze e a volte quella in bassa tensione per la pubblica illuminazione (ora in led) acquedotto, rete telefonica. A volte si predispone una tubazione vuota (non si sa mai). Nell’ottica delle moderne Smart City, le reti potrebbero anche essere predisposte per eliminare il ghiaccio dalle strade principali, o contenere le tubazioni del teleriscaldamento centralizzato (qualora fosse possibile pianificare una centrale termica unica di “isolato o di quartiere”) reti di idranti ecc.
A volte si prevede la posa dei cavi della fibra ottica e della TV via cavo per eliminare le antenne dai tetti.
Nelle reti più evolute, si prevede anche la predisposizione di sistemi pneumatici per fornire aria in pressione o depressione agli alloggi o sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti organici triturati proveniente dagli alloggi o altri, finalizzati alla raccolta automatica di residui speciali (oli) che potrebbero essere addirittura predisposti internamente agli alloggi ristrutturati, qualora nei progetti si imponesse la presenza di appositi cavedii e .
Altro problema è dato dalla pianificazione della pulizia delle strade o dalla pianificazione della raccolta dei rifiuti differenziati che potrebbe essere pianificata predisponendo appositi cassonetti a scomparsa, posti sotto la sede stradale. Questo problema è di particolare importanza per l’estetica delle città d’arte e rappresenta un capitolo di spesa elevato in alcuni centri storici, a prescindere da rumori e fastidi. Anche le vasche di accumulo per le acque di prima pioggia, presentano spesso un problema quando vi sono grandi piazze e piazzali.
Trascuro di volare più alto coinvolgendo la integrazione delle reti coi parcheggi interrati o le piantumazioni di alto fusto.
Le reti comunque costituiscono solo parte del problema in quanto la parte complementare è data dalle finiture stradali, che in città storiche, rivestono importanza rilevante, sia nel disegno che nella qualità dei materiali.
A parte la problematica generale, il primo problema da discutere all’Aquila avrebbe dovuto essere se INIZIARE SUBITO i lavori per la realizzazione delle infrastrutture O ATTENDERE quando fosse terminata almeno una parte significativa dei recuperi delle abitazioni danneggiate dal sisma.
Sembra una sottigliezza trascurabile, ma la scelta è strategica non scevra da conseguenze.
Se la costruzione delle infrastrutture precede la “sistemazione degli edifici”, comporta la riduzione della viabilità cittadina con le conseguenti limitazioni per il trasporto dei materiali ai cantieri che subiranno rallentamenti e disagi negli approvvigionamenti, se non peggio, visto anche l’ingombro delle gru.
Ma non solo .
Se si cominciasse subito la costruzione delle reti, non essendo stati ricostruiti gli edifici e razionalizzata la rete di allacci condominiali, si metterebbe in difficoltà la impresa esecutrice perché non potrebbe disporre dei necessari punti di riferimento per lasciare i collegamenti per gli allacci definitivi alle utenze (gas elettricità Fognature acqua ecc) che quantomeno andrebbero individuati con precisione e non addirittura centralizzati e razionalizzati in sede di singolo progetto.
Inoltre la presenza degli scavi impedirebbe di iniziare i lavori degli edifici non ancora iniziati, perché non potrebbero essere costruiti i ponteggi fintanto che non fossero ricoperti gli scavi e, anche così, si ritarderebbe la posa delle pavimentazioni fintanto che i ponteggi non fossero smontati (a proposito nell’appalto sono inclusi gli allacci e le pavimentazioni, quali sono i disegni e i materiali?).
Se poi, malauguratamente le pavimentazioni fossero state ultimate, prima dell’inizio dei lavori per gli edifici non iniziati, sarebbe ancor peggio, perché le pavimentazioni appena realizzate potrebbero essere danneggiate dai ponteggi e dai lavori necessari per consolidarli o demolirli.
Senza voler anticipare la miglior soluzione, bisogna pur ricordare che anche quando si costruisce una casa gli allacci si fanno per ultimi.
Tralascio di addentrarmi nei tempi e modi con cui è stato gestita la gara o la relazione tra il sima e i danni provocati sulle infrastrutture.
Mi pare che già così ci sia abbastanza di cui discutere.
ceci.cse@gmail.com
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