Io non ridevo
(di Stefano Leone)
Io no. Io non ridevo, quella notte. In tantissimi non ridevano quella notte. Tanti, tantissimi non sono tornati a ridere neanche a distanza di tanto tempo. Qualche sciacallo, abituato a nutrirsi di carogne e mescolare nella spazzatura della vita si, quella notte rideva. Qualche altro, privo del senso del pudore, ha pianto. Ha pianto falsamente, ha versato lacrime per telecamere e fotografi.
Io no. Io ho pianto davvero. Tanti, tantissimi hanno pianto davvero. Io oggi vorrei vedere la faccia di chi rideva quella notte. Io oggi vorrei vedere la faccia di chi piangeva fintamente davanti alla Casa dello Studente. Io oggi vorrei vedere le facce di quei due autori di quella telefonata per mettere su una comparsata mediatica che calmasse la gente. Io oggi vorrei vedere la faccia di chi ha detto che L’Aquila è come una vecchia baldracca.
Io oggi vorrei vedere la faccia di chi ha detto che L’Aquila è una zavorra per l’Abruzzo. Che vengano fuori oggi, costoro, 6 aprile 2015. Vengano fuori oggi a parlare di solidarietà , di vicinanza, di impegno civile e sociale, di rinascita, di solidarietà . Dov’erano questi personaggi questa notte alle 3.32, quando la gente è sfilata con le fiaccole in mano e la morte nel cuore? Dov’erano costoro stanotte quando 309 rintocchi di campane hanno ricordato chi è rimasto sotto quelle macerie, (e chi se ne è andato subito dopo per il dolore che ha fatto esplodere il cuore), delle quali loro hanno riso e pianto fintamente? Erano, forse, dove erano nella stessa notte di sei anni fa. Io e tantissimi altri piangiamo ancora oggi, ma loro prima o poi dovranno rendere conto alla loro coscienza, se ne hanno una.
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