La casa dei VF? Peggio delle altre…


La caserma dei vigili del fuoco dell’Aquila restò semidistrutta dal sisma per molto, poi fu demolita per essere ricostruita. Sono sei anni e ancora non accade nulla. E’ come le altre case, anzi peggio, perché sotto ci sarebbe qualcosa di assai poco chiaro. Ma lasciamo andare questo aspetto della vicenda, che caso mai spetta ad altri approfondire.
Se in una città sismica dentro un cratere sismico cade la casa dei VF, in un paese normale si corre a ricostruirla. I soldi dovrebbero esserci, il sito pure. Comunque, è un’urgenza grande come una montagna, un’esigenza ovvia, ma in un paese normale, non in Italia. Non a L’Aquila. Qui gli inquilini della casa VF, che esistono e lavorano per il benessere comune, sono costretti a gridare e a minacciare mobilitazioni e proteste a non finire. Altrimenti nessuno, in Abruzzo come a Roma, dove si ciancia di un’Italia nuova e diversa, si muoverà per chissà per quanto altro tempo.
Sintetizzata così la storia, cos’altro dire? Viene da ridere, ma più ancora da piangere, sentendo parlare i politici di cambiamenti, riforme, nuove regole di appalto e di cantiere, opere pubbliche veloci e pulite. Certe volte sentendoli in tv uno sarebbe portato a credere, ad avere fiducia, ad apprezzare. Ma poi c’è la realtà, che è peggio di una tranvata in faccia. E ancora una volta uno si cruccia e lacrima, guardando la sua carta di identità che dice “nato in Italia”. Ah, sventati nostri genitori, perché non siete emigrati per farci nascere altrove? Avremmo ammirato e studiato sui libri l’Italia, ma saremmo vissuti da un’altra parte. Semplicemente in un paese normale.



02 Aprile 2015

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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