Quote latte via, ma i controlli no…
Ofena – Scrive Dino Rossi (Cospa): “Finisce la dittatura sulle quote latte, ma non i controlli alle aziende. Il due di gennaio è toccato alla forestale, che ha controllato da cima a fondo l’azienda agricola di Dino Rossi, denominata dal contaDino, ora arriva il S.i.p.a, Servizio Provinciale Agricoltura.
Due simpatiche signore, che a buon ora sono partite da Avezzano, con la macchina in dotazione per venire ad Ofena nella sede dell’azienda, per verificare le consegne inerenti la quota latte assegnata. Una quota che nella campagna dell’annata 2012/14 era stata revocata, perché la COLDIRETTI l’Aquila aveva omesso di comunicare ad AGEA, la produzione della campagna in corso, una quote storica, più altre acquistata che l’azienda agricola Dino Rossi alias dal contaDino si è vista togliere. Oggi riassegnata, ma con una multa di mille Euro!! Veramente una dittatura, che finalmente è finita, se si pensa che ogni anno si doveva stare attenti a non superarla e nemmeno produrre meno del 60%, altrimenti scattavano sanzioni o la revoca della quota assegnata. Come se le mucche avrebbero dovuto avere un rubinetto al posto della mammella!!
Stranamente però, la cosa assurda è che se l’azienda produce di più della quote assegnata, il latte non veniva distrutto, ma comunque trasformato e immesso nel mercato, ma il povero allevatore era costretto a pagare la multa. Un’ altra cosa strana sulle quote, questo tetto di produzione è stato adottato solo sul latte, anche se la normativa UE, prevedeva anche sugli altri settori: a chi dava fastidio la produzione del latte in Italia o a chi ha giovato le multe sulle quote? La forestale, in quel frangente ha dichiarato che il controllo all’azienda era stato sorteggiato direttamente dal ministero delle politiche agricole.
Un macello di carte, tra latte consegnato alla centrale e latte trasformato in azienda e venduto al proprio punto vendita. Adesso arriva il SIPA, incaricato dall’agea, Agenzia erogazioni agricola, stesse carte messe a disposizione alle due impiegate, come mostra la foto. Dopo 25 anni di regime di quote latte seguitano ad arrivare controlli in aziende vere, ma caso strano poi i carabinieri del Nac, come da allegato, scoprono aziende prive di autorizzazioni sanitarie: se mancano le autorizzazioni di conseguenza sono aziende fantasma, naturalmente i conti non tornano mai!!
Commissioni su commissioni che si smentiscono tra di loro, indagini su indagini che scagionano i primi e indagano altri, soldi sperperati inutilmente per sapere la verità sulle quote e del latte prodotto in Italia. Una verità che non si è mai voluta scoprire, bastava semplicemente fare i controlli incrociati con le ASL, le quali ogni anno effettuano le profilassi su tutte le stalle nazionali e confrontare i dati con le consegne alle aziende di trasformazione e magari confrontare anche i dati in possesso delle organizzazioni professionali agricole, le quali sono possessori di documenti di ogni singola azienda, visto che sempre loro comunicano ad AGEA la produzione annuale. invece di far perdere tempo a chi lavora. In un anno di lavoro si veniva a sapere anche del latte italianizzato prodotto dalle mucche fasulle, fatte vivere 83 anni. Le organizzazioni professionali agricole, in modo particolare La Coldiretti che oggi sbraita nelle piazze a braccetto con il ministro Martina, avrebbe dovuto difendere gli allevamenti italiani, un tempo loro tesserati , adesso sono dall’altra parte della barricata, senza preoccuparsi di sapere la verità sulle quote latte: come mai? Ora fanno finta di salvare la zootecnia italiana! Perché si insiste a venire sempre alle solite aziende soprattutto su quelle che esistono da prima che uscisse il regime quote latte? Non era meglio fare le indagini sulle aziende nate dopo l’assegnazione delle quote latte?”.
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