La variante? E’ chiusa, ma passa pure
L’Aquila – Non si tenta di evitare il ridicolo, eppure sarebbe dignitoso farlo o almeno provarci, in una città così amaramente provata come è oggi L’Aquila. Una storia di ordinaria dissennatezza finisce nel patetico: quella della variante di Pile, un tronchetto di strada abbastanza ampia, e quindi utilissima – in teoria – per alleviare i dolori del traffico aquilano selvaggio e abbandonato a se stesso. Strada ampia, ma senza marciapiedi, senza illuminazione, senza segnaletica, con almeno un paio di incroci non pericolosi, ma micidiali. L’arteria, come tutti sanno perché la sua storia è da epigrafe commemorativa, è una solenne incredibile incompiuta aquilana. Lavori cominciati diversi anni fa. Prima che a Dubai cominciassero a costruire il grattacielo-guglia alto 818 metri inaugurato il 4 gennaio, oggi. Lavori mai finiti, non si sa perché e per colpa di chi. Ereditati dalla giunta Cialente, che non è più tanto giovane da elevare cachinni per incolpare gli altri. Lavori non ancora finiti, benché una parte della strada sia stata asfaltata. Nessun dubbio sui pasticci che si sono dovuti affrontare e risolvere, perché qui ogni opera pubblica immancabilmente nasconde pasticci, errori (speriamo solo tali), svarioni tecnici impressionanti, ostacoli burocratici frenanti e insabbianti. E soprattutto chi sa quali interessi da soddisfare.
Fatto è che la variante è ancora chiusa, anzi no, è aperta per chi vuole percorrerla, benché sia vistosamente pericolosa.
Infatti per impedire il transito dei veicoli non hanno frapposto barriere autentiche, ma quattro paletti arrugginiti e le paratie di plastica a mezza strada: tutto sparito in pochi giorni e traffico regolare. Chi vuole passa, tanto non incontreresti un vigile o un altro tipo di controllore neppure se mettessi una taglia.
Situazione, come dicevamo, semplicemente ridicola. Una macchia di colore sbiadito per una città seria, che se non lo era, dovrebbe diventarlo una volta per tutte. Roba da profondo Sud, da Striscia la Notizia. Da non credere: eppure, tutto vero.
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