Cinque ore con il pendolare, tra carte, code, incompiute e ordinarie difficoltà aquilane
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – NON “UNO CHE SCRIVE SUI GIORNALI” – Il giornalista non è “uno che scrive sui giornali”, bensì uno che tocca con mano, verifica e riproduce per iscritto – regola di Galileo adattata alla professione – ciò che vede accadere. Cioè racconta ciò che vede e tocca. Vi raccontiamo la mattinata di un pendolare (lui si definisce deportato, ma ironizza…) a L’Aquila, alla ricerca di documenti: il peggio che ti possa capitare se sei uno degli 8.500 che ancora vivono sulla costa. E mediamente hanno consumato un’auto e percorso anche 40.000 km. L’uomo dice: “Patti chiari. La porto con me, non scriverà il mio nome, nè quello di chi incontreremo, altrimenti qui ci resto per altri anni”. Parola data, accordo di darsi del “tu” e appuntamento alla fontana rotonda sul lungomare di Tortoreto questa mattina alle 6,45. Fa un freddo cane, è notte fonda: ci siamo. Partenza con la sua auto, una comoda Fiat bianca senza gomme termiche.
VIAGGIO – Tutto bene, i cartelli luminosi sull’autostrtada dicono “neve tra S.Gabriele e Vicovaro”. Radio Rai e radio 103.3 non si sentono, eppure “ho un’ottima radio” asserisce l’uomo che chiameremo R. per brevità. Ha 52 anni e una famiglia, e R. non è l’iniziale giusta, ma la usiamo. Già, radio Rai non si sente che per brevissimi tratti presso Teramo. Altrove, niente: le private l’hanno sepolta e la Rai fa finta di non saperlo. A sprazzi, a mezzogiorno e 10, riceveremo, al ritorno, il giornale radio delle Marche… Bel servizio. Affidiamoci ai gestori stradali. Dopo S.Gabriele la neve cade, ma insignificante e incapace di “attaccare”. Spargisale ovunque, traffico normale. Giorni fa la scritta diceva “nevischio” e invece nevicava forte e c’erano 5 centimetri per terra. Alla faccia dell’attendibilità.
R. guida a 100 orari, e tutti ci sorpassano come bolidi, compresi mezzi pesanti. “Così risparmio il 20% di carburante – spiega – No, nessuno mi ha mai chiesto se monto gomme antineve o termiche, e se ho le catene a bordo”. In effetti non risulta alcun controllo di tale tipo. Bella Italia degli editti e delle chiacchiere tanto per farle. Superiamo un gigantesco camion “Acqua e sapone”. Tutti gli altri, 500 e 600 comprese, ci coprono di schizzi e qualcuno ci insulta pure perché andiamo “piano”: 100 orari.
L’UFFICIO – R. ha bisogno di una dichiarazione da un ufficio. L’ha prenotata per telefono. Dopo aver vagato un’ora e mezza tra bar stracolmi e cantieri, scopriamo che i lavori per le rotatorie sono fermi o incompleti ovunque. E che la variante di Pile non è finita, non ha segnaletica né luci, ma tutti la percorrono: un’”aquilanata” alla grande. Il trionfo dell’ipocrisia. Nevischia appena, fa meno freddo che a Tortoreto. Poco traffico, stranamente: molti sono rimasti a casa con la scusa della neve? Siamo di fronte all’ufficio alle 9 circa. E’ aperto ma non c’è nessuno: tutti al bar appassionatamente. Arriva alla fine una signora opulenta e francamente poco avvenente, ma di grande autostima: truccata e griffata fino nell’intimo, supponiamo. E’ colei che deve dichiarare. Si siede, armeggia con un computer che le sta antipatico e lentissima produce una dichiarazione di sette righe con sei errori tra battitura, ortografia e costruzione della frase. Un tempo sarebbe bocciata alla terza media. Invece è dottoressa. Tre quarti d’ora dopo, la dichiarazione è pronta, firmata e timbrata. R. se ne va, lo seguiamo: bofonchia e forse bestemmia. Meglio tacere.
LA PROFESSIONISTA – Incontriamo una professionista diciamo nel campo dell’edilizia. Off limits il suo nome, altrimenti ci graffia. Occhi verdi belli ed espressivi. Racconta che il suo ufficio è chiuso da mesi e mesi. Gira con carta, penna e timbro in un borsello. Incontra la gente nei bar. “Un’impresa di Padova – ci racconta – prese contatto con noi a luglio, incaricata dal nostro rappresentante di categoria, per rimettere a posto l’ufficio. Da allora ad oggi, non l’abbiamo mai vista. Siamo passati ad un’impresa aquilana che ci sta facendo aspettare da due mesi. Dicono che a febbraio ce la faranno”. Ecco come procede la ricostruzione. Questo è ciò che la gente sta vivendo. Casi analoghi, centinaia. Bertolaso, Chiodi e Cialente lo sapranno?
MATTINATA FINITA – Sono le 11,30, siamo anche stanchi e dovremmo recarsi in due altri uffici, distanti chilometri uno dall’altro. L’ubicazione R. se l’è fatta spiegare per telefono, visto che non è possibile fare altro, e non ci si imbatte in un vigile urbani neppure per caso, neppure presso un bar, neppure in un incrocio ingorgato. Cercare qualcuno o qualcosa a L’Aquila è difficile. Arduo. R. tornerà domani. Lo avvertiamo: “Guarda che è un prefestivo, non troverai nessuno da nessuna parte”. Bofonchia e forse bestemmia di nuovo. Qui i ponti festivi li hanno fatti tutti, anche alcuni cantieri, proprio tutti. Qui la rinascita è un’utopia da raccontare in tv nelle interviste macilente e vacue di certi cronisti domenicali. Dal 23 dicembre, è praticamente tutto fermo. Ripartiamo, nevica ancora, ma nessun problema. In un bar ci hanno rifilato un caffè alto mezzo cucchiaino verticale nella tazzina: meno di un sorsetto, però ancora 80 centesimi come nell’altra vita . Non hanno aumentato il prezzo, ma dimezzato la quantità. Ultima annotazione: affari d’oro per Globo, Meridiana e Aquilone: hanno affittato tutto ai commercianti senza più negozio. Ecco forse perchè le aree commerciali non arrivano! Le medaglie, anche sporche di sangue e dolore, hanno sempre due facce: pecunia non olet.
(Nelle foto Col: L’Aquila come appare oggi in una delle livide periferie innevate, e viabilità presso l’aeroporto: risale a giugno, quando le opere si facevano presto e bene per il G8. Oggi, si torna a lavori lenti e incompiute perenni)
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