Giulio Petrilli: “Una battaglia di civiltà”
L’Aquila – Silenzi durati troppo a lungo. Finalmente la politica si accorge dell’assurdo caso di Giulio Petrilli, un aquilano – oggi a Belgrado – arrestato, tenuto in cella per anni, alla fine assolto completamente, ma mai risarcito. Lo Stato gli nega – in base a incredibili norme vigenti – ogni diritto. Petrilli ha raccontato a tutti la sua vicenda, anche in tv in importanti trasmissioni nazionali, ma da L’Aquila non è mai arrivata una parola per lui. Rompe il silenzio la senatrice Stefania Pezzopane, PD, che ha rivolto un appello in una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando e al sen. Luigi Manconi, Presidente della Commissione parlamentare per la tutela e la promozione dei Diritti Umani sul caso giudiziario ed umano di Giulio Petrilli, che da anni sta combattendo una battaglia per il riconoscimento dei suoi diritti.
“Quella di Giulio, che conosco da anni, è una battaglia di civiltà- afferma la senatrice- Nel 1980 Giulio fu arrestato all’età di 21 anni, con l’accusa di partecipazione a banda armata (Prima Linea). Scontò cinque anni e otto mesi di carcere duro, che prevedeva anche la detenzione in strutture speciali e sotto il regime dell’articolo 90, più duro dell’attuale 41 bis. Fu rilasciato nel 1986, dopo l’assoluzione in giudizio d’appello presso il Tribunale di Milano. La sentenza definitiva di assoluzione arrivò dalla Cassazione nel luglio 1989.
A seguito di quegli anni di duro isolamento, la salute di Giulio Petrilli e le sue condizioni psico fisiche, acclarate da numerosi certificati medici, ne hanno risentito. Da anni si sta battendo per ottenere un risarcimento danni a causa dell’errore giudiziario che lo ha portato all’ingiusta detenzione. L’istanza di risarcimento è stata rigettata, tuttavia, sia dalla Corte d’Appello di Milano sia dalla Cassazione, in virtù dell’art. 314 del codice di procedura penale, primo comma, dove si afferma che la riparazione per ingiusta detenzione non viene concessa nel caso di dolo o colpa grave. Nel caso di Petrilli, la Corte ha ritenuto che le sue frequentazioni avrebbero tratto in inganno gli inquirenti. Un giudizio “etico”, a parere del Petrilli, che di fatto ostacola il riconoscimento di un suo diritto. Al Ministro e al senatore Manconi ho voluto far arrivare la voce di Giulio affinchè pongano la dovuta attenzione ad un cittadino, che chiede il riconoscimento di un suo diritto” .
(Ndr) - Questo giornale ha sempre seguito con attenzione la vicenda Petrilli. Continuerà a farlo, prendendo atto che finalmente anche la politica si accorge che in Italia la parola democrazia è, spesso, solo una parola: invece di affrontare storture, situazioni ingiuste e magari di cambiare norme e regole inaccettabili, si sceglie il silenzio. Per fortuna non da parte di tutti. Ma deprime che si debba combattere per sfondare porte aperte, per ribadire diritti e principi di giustizia che a tutti dovrebbero apparire chiari, intuitivi, addirittura ovvi. E invece sono mete da raggiungere, itinerari spinosi e tortuosi da percorrere. Diciamo semplicemente: certe cose in un paese evoluto non dovrebbero accadere. Certo, oltre al caso Petrilli, esistono altri e gravi problemi. Cerchiamo con lucidità e senza retorica di risolverli tutti.
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