PSI: “P.n., altre città hanno simili situazioni”


Sulmona – BELLUNO CONTA TRE PUNTI NASCITA CON LO STESSO NUMERO DI ABITANTI – Scrive Luciano Fagagnini (PSI sanità): “Nella riunione assembleare al Comune di Sulmona del 23 marzo e’ stata espressa la linea politica del Partito Socialista in merito al PUNTO NASCITA dell’ospedale di Sulmona. E’ stato ribadito che l’esigenza primaria e’ la sicurezza delle donne partorienti come si pretende in una società al passo con lo sviluppo tecnologico e scientifico, ove, una moderna revisione del sistema organizzativo, oltre alla sicurezza, comporta efficienza, risoluzione di sprechi e, alla fine, un notevole risparmio economico, utile per i necessari investimenti in strutture e attrezzature.
Una analisi attenta della situazione demografica e dei flussi delle donne partorienti del comprensorio sulmonese (Istat 2013) vede che l’indice di natalità e’ molto basso (5,9 per mille abitanti) con la nascita di soli 475 bambini che potrebbero essere invece ben oltre i 600 se l’indice di natalità fosse pari a quello provinciale dell’8 per mille abitanti. Un confronto con altre realtà italiane “virtuose” ( Regione Veneto) rileva che la nostra situazione in termini demografici e di morfologia del territorio è strettamente paragonabile a quella della provincia di Belluno ove esistono ben 3 punti nascita ( in cittadine di 35mila – 20mila – 4mila abitanti !!!) a presidio di una popolazione di circa 70 mila abitanti come quella della ex ASL di Sulmona.
I presupposti perché il punto nascita di Sulmona abbia il diritto a non essere soppresso come invece previsto dal recente atto deliberativo regionale sembrano dunque ampiamente sufficienti. Tuttavia la situazione reale e’ diversa e purtroppo molto grave. L’analisi dei flussi delle partorienti (2014) vede che circa la metà di tali donne si rivolgono a strutture ospedaliere diverse da quella naturale di Sulmona, ove sono nati nel 2014 poco più di 200 bambini, troppo lontano dai 500 previsti dalla normativa da attuare entro 2 anni. Le partorienti hanno spontaneamente scelto strutture, anche molto lontane extra regionali, ove fosse “garantita” tranquillità e sicurezza, non assicurata da quella di Sulmona e nemmeno da quella (L’Aquila) eventualmente prevista dalla riorganizzazione dei punti nascita, in tale evenienza si andrebbe di fatto ad una forzata deportazione solo di partorienti meno abbienti che non possono scegliere un ostetrico di fiducia.
Al di la di ogni manifestazione pubblica in odore di populismo e demagogia, e’ inutile salvare il punto nascita di Sulmona se si lasciano le cose come stanno, non sarebbe garantito il diritto alla sicurezza dei cittadini.
Tuttavia il punto nascita e’ strategico, non ha senso un ospedale senza un punto nascita.
Per salvare il punto nascita di Sulmona e’ prioritario, essenziale, recuperare le partorienti “migranti”, recuperando in loro la fiducia nella struttura di Sulmona, attraverso un immediato processo riorganizzativo rapido, concreto anche drastico e coraggioso, che coinvolga tutti gli operatori del settore, dall’ausiliario, ai medici, al direttore generale, che comporti insieme i necessari adeguamenti strutturali in termini di logistica e di attrezzature. Solo in questo modo si recupera il numero di partorienti sufficienti a garantire un minimo di sicurezza nel nostro presidio ospedaliero, anche per quelle meno abbienti che con coraggio hanno “scelto” Sulmona.
Il processo riorganizzativo e di investimento deve riguardare non solo il reparto di ginecologia ma tutto l’ospedale in particolare nei suoi punti critici prima che questi alla fine muoiano per consunzione o semplicemente per aver raggiunto il punto critico di inefficienza o pericolosità. Si tratta di aprire una vera e propria vertenza sanità con la Regione nella quale pretendere una chiara e concreta definizione del futuro dell’ospedale di Sulmona, pretendere che si realizzi in esso una struttura specialistica di “eccellenza” di dimensione sovrazonale a servizio non solo della ASL ma anche sia di attrattiva per tutta la popolazione regionale e nel contempo sia di stimolo per tutto l’ospedale a mantenere e migliorare tutte le professionalità esistenti altrimenti destinate ad un lento, inesorabile declino. Invertire la logica di accentramento delle strutture, valida per le emergenze-urgenze, e delocalizzare in strutture periferiche servizi di alta specializzazione significa garantire lo sviluppo economico e sociale delle zone meno popolose votate, invece, al progressivo impoverimento.
Luciano Fagagnini – responsabile sanità PSI Sulmona

Inviato da iPad


25 Marzo 2015

Categoria : Cronaca
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.