Gasdotto sì, no, mah, forse, vediamo…
A chi avesse la pazienza di seguire le cose abruzzesi, magari solo sui giornali, che bene o male raccontano ciò che avviene, sembrerà assurdo un dibattito (che spesso è uno scontro) su dove e come collocare un gasdotto, ovvero un lungo tubo che porta metano a centinaia di chilometri di distanza.
Una cosa è indubitabile: di metano abbiamo bisogno. Nessuno è disposto a rinunciare a comodi, consumi, agio, benessere. Neppure gli ambientalisti. Un’altra è indiscutibile: un tubo del genere deve fare meno danni possibile, e va collocato là dove esistono rischi tollerabili. Ma sempre rischi.
Gli avversari argomentano che il percorso proposto da SNAM si distende tutto in zone sismiche.
Bene, chi è bravo trovi in Italia una zona estesa per centinaia di chilometri non sismica. Tutta la penisola lo è, come lo sono l’Adriatico e il Tirreno, lo Jonio e il Ligure. Poco sismiche sono soltanto le contrade e i fondali marini prossimi alla Sardegna. Ma a noi il metano serve qui…
Muro contro muro, va avanti da anni la diatriba gasdotto sì, gasdotto no, gasdotto lì e gasdotto qui. In un altro paese, forse, il problema sarebbe stato alla fine risolto. Con il coraggio delle decisioni. Da noi si preferisce la dialettica, l’esibizione politica, oggi no e domani sì, e così via nel tempo, mentre i costi lievitano e il bisogno di energia pure. La paura è che la storia finisca come con le trivelle adriatiche: vade retro. Mentre a due passi nautici, la Croazia trivella e perfora beata, aspettando di venderci il petrolio.
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