25 anni dentro, ma forse è innocente
Sulmona – Giustizia lenta e lunga? No, qualche volta anche terribile. Potrebbe essere questo il commento alla vicenda di un calabrese di 65 anni, fino ad oggi detenuto per una condanna all’ergastolo nel carcere di Sulmona. I giudici di Salerno hanno accolto la sua domanda di sospensione della pena aprendo le porte del carcere. Forse non è lui l’assassino che un quarto di secolo fa fu identificato e condannato. Forse il calabrese non c’entra nulla. Il suo caso dovrà essere sottoposto a revisione. Per ora, l’ex detenuto è ai domiciliari presso Rieti, in casa di parenti. Il suo caso sarà discusso dall’8 maggio in poi. Se sarà confermato l’errore, sarà il culmine di una storia che nessuno può definire con termini appropriati: un errore giudiziario tremendo. Non l’unico, peraltro, nella storia della giustizia italiana e non italiana.
La differenza tuttavia c’è: in Italia si può essere arrestati, rinchiusi in carcere per anni, poi assolti, ma non risarciti. E’ il notissimo caso dell’aquilano Giulio Petrilli, cinque anni in cella, ma innocente. Lo Stato non gli ha riconosciuto nulla, in forza di assurde leggi che – incredibile – continuano ad esistere. Il caso comunque è ben diverso da quello del calabrese che ha scontato 25 anni, e ora viene “riesumato” dalla giustizia.
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