Collemaggio, l’Italia che non cambia


L’Aquila – (di G.Col.) – Per rimettere in piedi la chiesa più importante, S.Maria di Collemaggio, che l’indizione del Giubileo voluto da papa Francesco (misericordia e perdono) rende focale e simbolica più di quanto già sia sempre stata, occorrono molti soldi e un benefattore. I soldi ci sono, il benefattore è l’ENI. 12 milioni, si dice, o forse di più. Le sorprese sono sempre da mettere in conto.
Una situazione ideale, direbbe chiunque da un altro pianeta osservasse il nostro paese. Che altro volete? Datevi da fare, direbbe, dall’alto dei luoghi in cui potrebbe trovarsi, Celestino V. Anche voi avete una porta santa, che, attraversata, è viatico per il perdono dei pentiti sinceramente.
Ma l’osservatore alieno e lo stesso Celestino parlerebbero senza tener conto della realtà italiana. Abruzzese, in questo caso, anzi aquilana.
Celestino la sua potrebbe dirla, visto che sette secoli fa decise di tagliare corto e mollare papato, politica, istituzioni sacre e profane, dimettendosi. E’ chiaro che una percezione di come era fatta, ed è fatta, l’Italia, deve averla avuta. Molto nitida e alquanto pessimistica. Mai quanto la nostra.
Premettiamo che – trattandosi di ENI – supponiamo che tutto sia a posto, nel senso del rispetto delle regole e dei tempi. Una presunzione dovuta.
Se ne deduce, e stringiamo il discorso, che è impossibile – persino nella ricostruzione di un illustre monumento – ottenere dei tempi ragionevoli, e pratiche spedite. Infatti, i lavori, se tutto va bene, cominceranno (apprendiamo oggi) a giugno. Forse. Tanto ci è voluto, ci vorrà, seguendo regole e itinerari ineludibili, pur essendo disponibili – badate bene – i soldi. E sì, perché di solito si suole incolpare la mancanza di risorse di ogni ritardo, di ogni persistenza nell’incompiutezza.
Allora abbiamo, per chiudere alla svelta, un messaggino per Renzi, scritto e non twittato come ama fare lui. Caro Premier, ti illudi se davvero pensi di poter cambiare l’Italia. Ti illudi, e ci illudi, quando parli di sveltezza, efficienza, solerzia. Di sicuro lo fai in buona fede, perché sei giovane, esperto, ma forse non abbastanza, tanto da poter capire nel profondo questo paese grottesco. Come vedi, persino per Collemaggio (che presumiamo tu conosca con la storia che la riguarda) non c’è niente da fare. I tempi sono smisurati. Le procedure lente e goffe come mosche nella melassa. Ingabbiate, ingessate, incurabili. E nessun giovane baldanzoso e risoluto le cambierà. Questi siamo e siamo stati, e – purtroppo, pare – saremo. Senza offesa, ma Celestino V lo aveva capito (questo e molto altro) alla fine del ’200. Del Dugento, come si dice a Firenze.


17 Marzo 2015

Categoria : Cronaca
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