Il Cospa: strano dopo-terremoto a Ofena


Ofena – Dino Rossi del Cospa Abruzzo ha presentato al Prefetto dell’Aquila e al capo della Mobile, Salvatore Gava, un esposto che mette in luce le strane cose avvenute nel paese di Ofena, il cui dopo-terremoto è diverso da quello che la gente si aspettava e le regole imporrebbero. Ecco l’esposto: “Facendo seguito a quanto già dichiarato in precedenza sulla situazione dei terremotati ofenesi, con la presente si porta a conoscenza delle autorità in indirizzo che nel comune nulla è cambiato, anzi è addirittura peggiorato. Il Cospa Abruzzo attraverso i suoi potenti mezzi è venuto in possesso di un documento riguardante le case inagibili nel comune di Ofena, che riporta i seguenti dati: sopralluoghi richiesti 517, sopralluoghi effettuati 524, case inagibili di categoria A 261, B 73, C 41, D 2, E 133, F 7, dati ufficiali elaborati dal COM dove presiede De Bernardinis, originario di Ofena, il quale dopo un breve colloquio avuto con lo scrivente alcuni mesi fa’, pretese un elenco delle abitazioni inagibili occupate dopo il terremoto, come se Lui non ne fosse a conoscenza. Inoltre si fa presente che molte case a tutt’oggi non sono state controllate, compresa anche quella dello scrivente, nonostante i comuni ricompresi nel cratere avrebbero dovuto eseguire i collaudi a tappeto.

I cittadini che occupano le abitazioni inagibili di categoria E ed F hanno comunque usufruito della autonoma sistemazione, cosa che possiamo anche sorvolare visto che i terremotati di Ofena non sono stati trattati alla pari degli altri terremotati, poiché sembra di essere in una campagna elettorale.
Nonostante ci siano tante case inagibili con diritto ad avere i MAP, il Sindaco di Ofena, senza chiedere parere al consiglio comunale, ha ritenuto opportuno rinunciare ai moduli abitativi con l’opzione di ristrutturare i tre appartamenti dell’ex case ANAS ed uno ATER, per un importo di spesa pari a €125.000,00, deliberato con atto di giunta del 09-09-2009 n° 34 in somma urgente.
Sebbene siano passati otto mesi abbondanti, i lavori sono ancora in corso d’opera, però risulta la riconsegna degli stessi il giorno 10 Dicembre 2009.
Visto che la vicenda mostrava alcuni lati oscuri, il Cospa, “in data 8 ottobre con protocollo n°3874, fece richiesta ai sensi di Legge 241/90 per avere copia dei documenti riguardanti l’assegnazione e comunque di conoscere gli importi di spese, per i lavori sopracitati”, ma lo scopo era mirato a conoscere la differenza tra i due preventivi per l’esecuzione dei lavori, in quanto in precedenza era stato presentato in comune un costo nettamente inferiore di circa €100.000,00. A nulla è valsa tale richiesta, tanto che la segretaria comunale di Ofena, ora dimissionaria, ha espresso il diniego sia allo scrivente che al difensore civico da me contattato, barricandosi dietro al fatto che non è interesse di codesta associazione. E non finisce qui!! I lavori non solo non sono stati ultimati, ma risultano solo rattoppi, in quanto i riscaldamenti alimentati un tempo a gasolio ora sono a metano facendo rimanere gli impianti come erano in origine, con un unico contatore, mentre le cucine economiche dispongono di contatori separati, e per l’acqua calda sono stati istallati dei Boiler a corrente elettrica.

In poche parole gli ofenesi terremotati riceveranno tre bollette solo per riscaldarsi e lavarsi. L’impianto elettrico è rimasto quello degli anni 70, mentre i contatori sono stati sostituiti ed i fili sono penzoloni senza un quadro o canaline di protezione. I corrugati non li hanno sostituiti e lo si capisce dal fatto che i rivestimenti delle cucine e dei bagni risultano integri, di conseguenza i conduttori forse non sono stati cambiati, dato che la sezione dei corrugati è troppo piccola, quindi si presume anche l’inefficienza dell’impianto di messa a terra e si aggiunge che per l’impianto esiste un solo pozzetto con una sola palina. Per un impianto di terra più sicuro avrebbero dovuto fare un anello attorno al fabbricato, con più pozzetti e paline, per avere una maggiore funzionalità. I serbatoi di acqua potabile sono rimasti inutilizzati ma risultano ancora in sito e sono proprio i vecchi serbatoi, quelli in ETERNIT cancerogeni? Le tapparelle si chiudono a fatica e se qualcuno tenta di scaricare l’acqua del cesso si allaga il bagno, in una stanza manca addirittura il pavimento. Una delle caldaie a gas nuova è istallata in una cucina priva di prese d’aria in caso di fughe di gas o di monossido di carbonio. Le pareti esterne presentano le crepe lasciate dal terremoto, i lavori di manutenzione sono stati fatti solo internamente con materiali di rattoppo tipo lo stucco da imbianchino,senza allargare le fessure, posizionare la rete metallica per poi iniettare cemento di tipo espansivo. Per quanto riguarda i sanitari, tutte le tubazioni di raccordo sono vecchie e fatiscenti ed alcuni gruppi di miscelatori sopra le vasche non sono idonei per la doccia, in quanto sono corti, utilizzabili per le persone che non superano un metro di altezza. La ditta per risparmiare ha preferito non modificare l’impianto idraulico, altrimenti avrebbe dovuto rompere i rivestimenti e rifarli da capo, in quanto quelle mattonelle non sono più in commercio. I comignoli sono rimasti quelli degli anni 70, anch’essi in ETERNIT, alcuni sono anche pericolanti, si vedono alcune tegole riverse, quindi speriamo che non arrivino le piogge torrenziali, altrimenti i poveri terremotati dovranno acquistare anche i canotti. Le uniche cose istallate nuove visibili sono: le caldaie a gas, i tre lavelli da cucina, un piccolo quadro elettrico ed alcuni rubinetti. I pavimenti dei balconi presentano rigonfiamenti dovuti al distacco delle mattonelle dal massetto, i parapetti non rispecchiano le normative vigenti sulla sicurezza in quanto sono alti meno di un metro. La normativa prevede una altezza minima di un metro.
Noi del Cospa Abruzzo non capiamo per quale motivo i terremotati ofenesi vengano trattati in maniera diversa da quelli aquilani che addirittura si ritrovano degli appartamenti ammobiliati con la bottiglia di spumante con tanto di torta nel frigo, mentre gli ofenesi non posso andare nemmeno al cesso. Inoltre ci risulta che prima di Natale il Sindaco abbia consegnato alla famiglia Di Sano, le chiavi di uno degli appartamenti delle ex case ANAS, e però non appena si è messa a letto ha dovuto lasciare l’appartamento in seguito all’intervento dei Carabinieri, per motivi a noi ancora sconosciuti ed il giorno dopo però vi ha fatto ritorno: i misteri dell’amministrazione Coletti!
Infine, una coppia di anziani, Candido Maria Carmela e compagno, per otto mesi hanno usufruito del fabbricato addirittura nella zona rossa nonostante ci fosse l’ordinanza di sgombero, n°188 prot.5040 datata 18-12-2009, corretta a penna ma solo sulla seconda pagina con data 06-07-2009 e notificata dal messo comunale il 18-12-2009, nonostante i tecnici del COM 6 avessero dichiarato il fabbricato di tipo B, ovvero temporaneamente inagibile, ma agibile con provvedimenti di pronto interevento sin dal 16-05-2009.
Gli ignari vecchietti sono venuti a conoscenza della inagibilità del loro fabbricato solo a seguito della discutibile ordinanza con data cambiata, comunque tardiva.
Poi, “la ciliegina sulla torta”.
Mentre la provincia di Trento è venuta a L’Aquila prestando soccorso e nel contempo ha realizzato i Map in molti paesi del cratere, la nostra provincia non solo non ha fatto nulla, ma pretende dalla Protezione Civile 600,00 euro al mese per ogni appartamento ANAS che avrebbero potuto cedere a titolo gratuito agli ofenesi. A questo punto la domanda sorge spontanea: quando non paga più la protezione civile, chi pagherà l’affitto alla Provincia? Modestamente un affitto così consistente non si paga nemmeno a Roma, è proprio vero che il terremoto fa due pesi due misure: “chi si arricchisce e chi si impoverisce.” Ci sembra eccessiva la somma di 125.000,00 euro che dovrà essere erogata per i lavori sopracitati, come ci sembra eccessiva, la somma di 57.920,26 euro per la messa in sicurezza del fabbricato censito nel foglio 19, p.lla 348, sito in Via XX Settembre, cioè per posizionare sei cavi di acciaio e nove piastre sempre in acciaio, lunghe circa due metri per circa quaranta centimetri si larghezza con uno spessore di cinque millimetri. Per non parlare poi della messa in sicurezza del fabbricato in Via Sidoni riportato nel foglio 19 p.lla 324, la cui somma ammonta a 29.449,65 euro: in questo caso il fabbricato puntellato vale meno della spesa per la messa in sicurezza. Ucci ucci qui c’è puzza di affarucci! Infatti l’impresa Cingoli di Teramo, risulta l’unica ad aver eseguito i lavori per tutto il paese, a prezzi molto alti, sia le opere per la messa in sicurezza sia i lavori negli appartamenti sopracitati, tutti a trattativa privata in somma urgenza, e tutto ciò a distanza di tre mesi dal terremoto, quindi il comune di Ofena avrebbe avuto tutto il tempo per poter indire un bando di gara.
Un’altra cosa che puzza lontano un miglio, che ormai è diventata anche di domino pubblico, è che tutti in paese hanno visto il Sindaco girare per il paese con il figlio architetto a seguito, per fare visita alle persone che si ritrovano le case danneggiate dal terremoto, e per far redigere al neo architetto le perizie che un suo collega ingegnere a sua volta giura. Intanto sua madre continua a fare campagna elettorale.
Insomma, il terremoto ad Ofena il nostro Sindaco lo gestisce molto bene, infatti le pratiche che ha consegnato il figlio risulta che siano state pagate prima di quelle presentate da altri tecnici che ancora devono essere liquidate, e se poi c’è bisogno dell’impresa che realizza i lavori, non c’è da preoccuparsi, ci pensa a tutto il Sindaco. La cosa assomiglia sempre di più alla vicenda delle finestre di Piccone, o al caso Cantagallo di Montesilvano, dipende solo dai punti di vista. Resta il fatto che gli ofenesi che hanno le case rotte, se le vogliono accomodare, o vanno dal Sindaco, o si attaccano forte e tirano. Si chiede pertanto agli organi in indirizzo di prendere seri provvedimenti nei confronti della signora Coletti Anna Rita, Sindaco del comune di Ofena, o di fare chiarezza su questa storia che non è stata chiara fin dall’inizio del terremoto, ed a quanto sembra di danni ne ha fatti tanti di più Lei da fare concorrenza al sisma.

Si allegano i seguenti allegati:
1. Documentazione fotografica dettagliata appartamenti ex case ANAS
2. copia del primo preventivo presentato al comune per la sistemazione degli appartamenti ANAS e ATER
3. copia documento del COM che attesta le case inagibili nel Comune di Ofena
4. copia ordinanza con data cambiata
5. copia della delibera comunale con gli impegni di spesa
6. copia della risposta del Difensore Civico con la quale si nega l’accesso agli atti

(Nelle foto Cospa: Un serbatoio in eternit, gli impianti elettrici nelle case Anas e un comignolo in eternit sul tetto)


01 Gennaio 2010

Categoria : Cronaca
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