Decine di migliaia di persone senza acqua, a secco anche Teramo e altri grossi centri
L’Aquila – L’ABRUZZO CHE SI SBRICIOLA E FRANA OVUNQUE – Frane, dissesti, rotture di turbazioni una dopo l’altra e spesso a pochi metri da quella appena riparata. L’Abruzzo si sta letteralmente sfaldando, colpito in misura che nessuno sapeva o poteva prevedere prima che arrivasse la micidiale ondata di maltempo cominciata il 4 marzo. I geologi e gli esperti parlano da anni, voci nel deserto, si rischi idrogeologici rilevanti, crescenti, estesi all’80% del territorio abruzzese, ma regolarmente e da sempre o ignorati o sottovalutati o inseriti in improbabili e inutili agende programmatiche. I politici si accorgono del disastro dopo che è avvenuto, ispezionano e sfilano spesso in passerella mostrando facce contrite. Tamponano in qualche modo le emergenze, soprattutto nei confronti di famiglie evacuate, e poi si spendono mari di denaro per interventi costosi e difficili, ma non certo capaci di garantire il futuro.
Basti pensare che in quattro o cinque decenni, nessun comune della costa, a cominciare da Pescara e Montesilvano, i più grandi, ha mai saputo affrontare e risolvere – sia pure parzialmente – la piaga degli allagamenti. E Pescara torna sott’acqua quattro o cinque volte l’anno, immancabilmente. Ma è la stessa cosa anche altrove..
Questa si guarda il cielo come facevano gli uomini primitivi. Le previsioni sono incerte e contraddittorie, ma potrebbero arrivare piogge. Il maltempo con furia invernale colpisce questa mattina il Nord e il versante tirrenico, ma si estenderà in quello adriatico, fino alle Marche. E se pioverà anche in Abruzzo, saranno ancora guai a non finire. Ecco, siamo a questo: la pioggia fa paura.
Non sono esagerazioni, stando semplicemente ai fatti. Tenendo da parte le frane maggiori (Villa Celiera e Civitella Casanova), ancora oggi Teramo è senza l’acqua, con altri comuni serviti dal Ruzzo. Ci sono problemi di erogazione ad Atri, Penne, Farindola, Castilenti, Città S.Angelo, Cellino, Bisenti e in tanti altri comuni e frazioni, o case e co0ntrade isolate. Problemi che si trascinano dal 4 marzo. Cosa accade? Frane e smottamenti (l’ultima a Carpineto, diverse persone evacuate). Il terreno che cede porta via le condutture idriche, che Ruzzo e ACA ripristinano con costosi interventi, magari con dei by pass a distanza, ma talvolta una nuova frana colpisce vicino a quella riparata, come è avvenuto presso Tossicia. Il suolo è intriso di acqua fino in profondità e lo diventa ancora di più quando grandi tubature da mezzo metro o 80 centimetri di diametro si spaccano o si spezzano, liberando enormi quantità di acqua. Davvero un disastro che, al momento, preoccupa e colpisce tre province: Pescara, Teramo e parzialmente Chieti.
Il disagio dura da oltre 10 giorni, è enorme, e si aggiunge ai problemi riguardanti corrente e telefoni. Si salva, in campagna, chi con antica prudenza e saggezza, ha legna da ardere e provviste in cantina. Ma spesso è l’acqua a mancare, perché nelle case contadine non si usa molto accumulare riserve di minerale. Come invece bisognerebbe fare, tenendo conto delle scadenze scritte (male) sulle bottiglie.
Non c'è ancora nessun commento.