Riforme, la BPER da popolare a spa
L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: la sede BPER e il vecchio palazzo ex Carispaq) – La Camera ha approvato senza sussulti (che quindi non dovrebbero esserci neppure al Senato) la riforma delle banche popolari. La BPER, che piaccia o non piaccia, è ormai una forte realtà anche in Abruzzo, è una banca popolare e rientra tra quelle che diventeranno un’altra cosa, ovvero una società per azioni, una spa. Quali differenze ci sono tra una banca popolare e un istituto di credito? Ci sono differenze?
“In effetti, si, e sono anche abbastanza rilevanti” – leggiamo su testi illustrativi tratti da Internet. In Italia ci sono molte Banche Popolari Italiane di cui il sistema giuridico regola la costituzione nella forma di società cooperative. “Ciò significa che i soci costitutivi possono detenere quote che, per legge, non devono superare lo 0,5 % del capitale sociale: inoltre la maggioranza delle quote (quindi del capitale sociale) deve essere proprio nelle mani dei soci. Le Banche Popolari Italiane nascono per operare, fondamentalmente, nel mercato nazionale lasciando agli Istituti di credito classici le opportunità di investimenti in mercati esteri”.
Più precisamente, le popolari dovrebbero operare per il loro territorio.
Come sempre avviene in Italia, questo non è sempre stato vero e gli strappi alla regola sono numerosi. L’Italia non è un paese di certezze, tanto meno giuridiche. Qui contano denaro e vicinanze, personaggi e potentati vari.
Cosa sia una società per azioni lo sanno, o dovrebbero saperlo, tutti. Esserlo implica regole e limiti che fanno di una banca spa una cosa diversa da una banca popolare. E un azionariato diffuso.
Va ricordato che la riforma impone una certa solidità economica. Le popolari che diventeranno spa sono quelle il cui attivo patrimoniale supera un livello fissato dalla riforma. Evidentemente, la BPER lo supera con un attivo patrimoniale che va oltre i 10 miliardi di euro. E’ dunque solida a sufficienza. Il che potrebbe essere consolante per i suoi clienti, anche abruzzesi.
Per chi ha poca memoria, ricordiamo che la BPER ha assorbito sia la Carispaq dell’Aquila che la Banca di Lanciano e Sulmona, scegliendo la sede della direzione regionale, che è Lanciano.
Notizie sulla trasformazione in spa non ne sono state fornite alla clientela, che apprende dai giornali, se li legge, cosa sta avvenendo. Non sa quindi cosa potrà cambiare, a quale futuro andranno incontro i suoi rapporti con la banca scelta.
La maggior parte dei clienti sono quelli ex Carispaq ed e della BSL. Fino ad oggi, specie a L’Aquila, i rapporti con la BPER non sono sempre stati lisci, c’è chi rimpiange il passato, chi cambia banca, chi si dice poco soddisfatto. La BPER non ha saputo farsi “amare” dai clienti, stringendo la cinghia alla disperata e comportandosi in maniera eccepibile con gli interessi. Che sono quasi scomparsi, almeno per i più, che non sono ricchi.
Il futuro è forse in mano agli dei, forse in mano agli uomini, chi può dirlo. Staremo a vedere. Anche chi non gradirà, comunque, dovrà “starci” perché le decisioni passano molto, molto al di sopra delle teste della gente comune. E anche in totale impenetrabilità. Almeno per i comuni mortali.
Un segno, simbolico e significativo, di ciò che cambia e non tornerà mai più? Il palazzo in centro che fu la Carispaq, per decenni e per gli aquilani, sarà venduto. Rimetterlo in funzione non rientra tra gli obiettivi degli emiliani-romagnoli. Ma anche questa è una faccenda nota solo da sussurri e grida, mai da comunicati ufficiali, chiari e trasparenti. Né, a dire il vero, la città e i suoi maggiorenti hanno mai mostrato di volersene occupare. Contenti loro..
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