Tutti buoni a parlare di sociale, e poi?

(di Stefano Leone)
(Foto: protesta di disabili a Pescara) – Era nell’ordine dei risultati possibili, se non probabili e non voglio qui parlare di calcio. Ma solo di diritto ad assistere, anche in sedia a rotelle, nel migliore dei modi a una partita di calcio. Non sono un valutatore tecnico dell’accessibilità, e non voglio cimentarmi in un lavoro di analisi dal punto di vista del rispetto delle norme di legge. Voglio solo porre l’attenzione su quanto sia distante lo spazio che intercorre fra il dire e il fare. Sappiamo tutti come i politici rispondono a domande che sollecitino argomenti inerenti il sociale. Frasi altisonanti, concetti roboanti, luoghi comuni e populismo, insomma la sagra dell’ovvietà e scontatezza. Questo nelle chiacchiere. Nei fatti? Il contrario. Il taglio dei posti per disabili allo stadio “Adriatico-Cornacchia” di Pescara, propone in modo inconfutabile quanto, la distanza della quale accennavamo, sia siderale fra il dire e il fare. E’ altrettanto scontato che, a chiunque si ponessero domande sul problema, troverebbe la pezza a colore per giustificare il proprio operato, (o meglio il non operato), poiché c’è sempre qualcun altro che emana e sancisce e, dunque, ci si deve attenere. Insomma, burocrazia docet invece di buon senso e buona volontà, (pur nel rispetto delle norme), per dare seguito alle parole con la pragmaticità dei fatti. Ognuno di noi può svolgere un ruolo per contribuire a rimuovere e modificare norme e leggi che pongono le barriere fisiche, sensoriali, psicologiche e intellettuali che ancora escludono e limitano le scelte e le esperienze di tantissime persone con disabilità, delle loro famiglie e dei loro amici che desiderano assistere alle partite di calcio. Tuttavia, esistono numerosi principali attori che hanno la capacità di compiere un cambiamento effettivo, duraturo e significativo. E fra essi chi se non politici e amministratori?