L’Abruzzo a pezzi: frane, acqua e corrente interrotte, il “maltempo” ha lasciato il segno
L’Aquila – Bisogna per forza sintetizzarla la cronaca dei disastri grandi, medi e piccoli che stanno riducendo tre quarti dell’Abruzzo in pezzi ormai dal 4 marzo, data di inizio del maltempo, il che tradotto significa neve, burrasche, ma soprattutto vento fortissimo e lunghissimo. Un ciclone, un’avvisaglia chiara e forte di quanto potrà accadere e accadrà – forse – sempre più spesso. E’ il prezzo che si paga a non ascoltare il coro di scienziati di tutto il mondo che diceva: “Abbiamo causato guasti enormi, arriva il conto”.
Un altro paese, un’altra regione – l’Abruzzo è sismico ma soprattutto idrogeologicamente fragilissimo – avrebbe prima di tutto arruolato stuoli di geologi mandandoli ovunque a studiare le situazioni. Qui non è accaduto un tubo. Come se niente fosse e se nessuno avesse parlato. Politica sorda o intenta ad autoelogiarsi e sostenersi a suon di parole e buoni propositi.
Oggi, a ciclone passato, abbiamo 50 frane, danni enormi, reti elettriche ancora oggi fuori servizio. Un’altra frana a Farindola (riparata quella dell’altro ieri) lascia dieci comuni senza l’acqua. Una frana terrorizza Campli, famiglie sgomberate. Intanto Villa Celiera e Civitella continuano a slittare a valle, mentre altri smottamenti si appalesano altrove. Nel Frentano, manca l’acqua a causa di frane. A Teramo e in altri centri della provincia, ancora non c’è la corrente, e continua a mancare l’acqua, come a Pianella, Loreto, Spoltore, parte di Montesilvano. L’elenco sarebbe interminabile, andiamo per sommi capi.
Previsto per i prossimi giorni ancora maltempo, forse neve.
E a chi ha dato il massimo dell’impegno e del sacrificio per tentare di ridare acqua e luce, cosa dire? Uno per uno vanno ringraziati tutti, perché colpe e pesanti responsabilità sono in alto, molto in alto, e risultano quanto meno annose.
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