Sisma Fucino, il “mistero” della magnitudine
L’Aquila – Il bollettino sismico dell’Istituto nazionale di geofisica, l’ormai a noi familiarissimo INGV che andiamo a consultare quattro volte al giorno per sapere quanti terremoti ci sono stati, ha riportato il terremoto 4,1 nel Fucino, alcuni giorni fa, indicandone prima la magnitudine Ml in 3,9 Richter e successivamente la magnitudine Mwp in 4,1.
Alcuni organi di stampa hanno notato la “rettifica” del valore indicato, noi abbiamo scritto che Ml è la magnitudine locale, Mw quella detta “momento”, molto più attendibile e precisa in caso di sismi rilevanti. A L’Aquila la magnitudine Ml fu 5,8, quella Mw 6,3.
Ma per capire meglio, e far capire ai lettori, inclini a vedere… misteri anche dove non ne esistono, abbiamo chiesto lumi ad un sismologo dell’INGV, Alessandro Amato. L’acronimo Mwp suscitava interrogativi. Amato molto cortesemente ci ha spiegato… il mistero. E noi giriamo la spiegazione a chi legge e vuole conoscerla.
“In generale la sigla Mw si riferisce alla cosiddetta “magnitudo momento”, che misura la grandezza del terremoto a partire dal calcolo del momento sismico di un terremoto. Il momento sismico rappresenta al meglio l’energia irradiata dal terremoto e viene determinato attraverso un’analisi complessa delle forme d’onda (i sismogrammi) registrate dai sismometri.
La magnitudo momento Mw rappresenta una stima della grandezza di un terremoto più affidabile della più nota ML (magnitudo locale o Richter), soprattutto per forti terremoti (Mw si calcola in genere per M superiore a 3.5 circa).
La ML si calcola dall’ampiezza massima dei sismogrammi sulle onde di un particolare periodo (circa 0,8 secondi), si determina molto velocemente e per questo viene fornita prima dell’altra”.
“La Mwp è una stima – dice Amato – di magnitudo momento (come la Mw) ma viene valutata (per forti terremoti) a partire dalle onde P (le onde Primarie, quindi le prime a essere registrate), quindi in pochissimi minuti, e non dall’intero sismogramma come si fa in genere per la Mw (cosa che può richiedere alcune decine di minuti). L’esigenza di avere una stima rapida di Mw (quindi dell’energia) di un forte terremoto, deriva dalla sorveglianza degli tsunami. Infatti, in caso di forte terremoto in mare c’è la possibilità che si generi uno tsunami, e i centri di allerta (come quello dell’Ingv per il Mediterraneo) devono poter disporre di una stima rapida della grandezza del terremoto per allertare le aree costiere.
Per fare un esempio, un terremoto tsunamigenico che avvenisse nelle isole della Grecia potrebbe generare uno tsunami che impiegherebbe circa 40 minuti per raggiungere le coste pugliesi e calabre. Pertanto, poter calcolare la magnitudo nei primissimi minuti offre il vantaggio di predisporre degli scenari di maremoto sulle coste e di allertare le regioni interessate prima dell’arrivo dell’onda di tsunami”.
Presso il CAT (Centro Allerta Tsunami) dell’Ingv – scrive Amato – utilizziamo varie stime di magnitudo per i forti terremoti nel mondo, a seconda del livello: Mb per terremoti fino a M circa 6, Mw per valori tra 6 e 7 circa, Mwp per quelli più forti. Questa schematizzazione non è così rigida perché può variare al variare del terremoto, dei dati disponibili e altri fattori”.
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