“Abruzzo: disoccupati, rischio povertà, ammortizzatori sociali a valanga”


Pescara – (di Gianni Di Cesare, segretario CGIL Abruzzo) – Altro che aumento degli occupati! La terribile verità dell’Abruzzo è che in tutto il 2014 si sono persi 10mila posti di lavoro, che corrispondono a circa un quarto di tutti gli occupati sfumati nell’intero Mezzogiorno italiano.
D’altra parte i dati su cui la Cgil Abruzzo lancia l’allarme non sono e non possono essere soltanto quelli di pochi mesi, ma si riferiscono ai numeri che l’Istat ha diffuso a marzo per l’intero 2014. Numeri drammatici dunque, per i quali l’Abruzzo è la regione dove l’anno scorso si è perso più lavoro.
Infatti, mentre l’intero Sud ha visto sfumare 45mila posti (-0,8%) e l’Italia ne ha guadagnati 88mila (con un aumento dello 0,4%), la nostra regione in un anno è scesa di 10mila occupati, da 486mila a 476mila. Così, mentre l’Abruzzo ha perso l’1,1% dei posti di lavoro, nella seconda classificata, la Campania, la perdita è stata circa la metà (-0,5%). Inoltre ribadiamo che circa un quarto della perdita di occupazione registrata nell’intero Sud è avvenuta l’anno scorso nella nostra regione, e ciò senza dimenticare che in Abruzzo è cresciuta anche la disoccupazione, ovvero il numero di coloro che cercano un lavoro: da 62mila a 68mila persone nel 2014 (dati medi Istat).
Fatto è che Cgil, Cisl e Uil, anche nel corso della recente visita a Pescara del ministro del lavoro Giuliano Poletti, avevano espresso tutte le loro preoccupazioni e avevano consegnato all’uomo di governo un documento in cui illustravano la gravissima situazione abruzzese e ipotizzavano una forte riduzione dell’occupazione.
Anche il presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso, dovrebbe capirlo velocemente. Se il presidente annuncia con enfasi che in Abruzzo si creeranno 100mila nuovi posti di lavoro, dovrebbe almeno mettere in campo progetti concreti e idee coerenti con questo obiettivo. I sindacati come sempre daranno il loro contributo ed hanno già proposto un patto per il lavoro, e tuttavia il presidente D’Alfonso finora non li mai convocati sull’argomento.
Quello che ci sorprende infine è che in Abruzzo dati incompleti e parziali vengano interpretati come definitivi e incontestabili. Quello di cui le istituzioni dovrebbero dar prova è invece un grande senso di responsabilità, in una regione che per il lavoro registra numeri drammatici, dove l’uso degli ammortizzatori sociali è massiccio e dove rischia di dilagare anche la povertà.


03 Marzo 2015

Categoria : Economia
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