Fucino, uno strano terremoto 3,9 ml-4,1 mw senza le scosse “premonitrici”
L’Aquila – (di G.Col.) – NON C’E’ STATA UNA SEQUENZA DI FENOMENI PRECEDENTI QUELLO PRINCIPALE – (Immagini: in evidenza mappa della sismicità nel Fucino – INGV – e sotto l’antica torre dei Febonio, che domina Trasacco e un tempo era sulle sponde del lago prosciugato) – Un terremoto decisamente anomalo, quello di ieri con epicentro presso Trasacco. Non ci sono state scosse di quelle che, a posteriori, si definiscono premonitrici. E che evidentemente non lo sono o non sempre lo sono… Ovvero serie di scosse più leggere di quella massima, di solito in Appennino presenti prima di un evento sismico abbastanza importante. Di tali sequenze sismiche è particolarmente importante, nei tentativi di “lettura” dei terremoti, la frequenza. Inoltre, la zona dell’epicentro è definita a bassa sismicità dagli studiosi.
Scrive infatti l’Istituto nazionale di geofisica INGV: “Guardando la mappa della sismicità degli ultimi 30 anni si nota che la zona in cui si è verificato il terremoto (immagine dell’INGV) ha avuto un’attività sismica molto scarsa. Si nota in particolare la zona a nord, caratterizzata dai numerosi epicentri della sequenza aquilana del 2009, e una brusca interruzione della sismicità meridionale, sia verso il Fucino che verso Sulmona, per poi riprendere a sudest, al confine con il Lazio e verso il Molise. La scarsa sismicità dell’area del Fucino coincide con l’area interessata dal forte terremoto del 1915″.
Cento anni fa, nel 1915, la scossa distruttiva (di cui molto si parla e si scrive nelle celebrazioni del terremoto del Fucino) raggiunse la magnitudine momento (mw) di 7 Richter. Ieri mattina alle 4 e 16 minuti, si è avuta la magnitudine locale (ml) 3,9. Poco dopo l’INGV ha fornito il dato 4,1 di magnitudine momento (mw), due tipi di misurazione che analizzano diverse caratteristiche del terremoto ma forniscono in sostanza il medesimo valore misurato su dati diversi.
Subito dopo il terremoto, che è stato avvertito in buona parte della provincia dell’Aquila e in quella di Frosinone, ipocentro a poco più di 17 km nel sottosuolo, non sono state registrate altre scosse, fino a questa mattina. E anche questo è un aspetto insolito del fenomeno. Niente scosse “prima” e “dopo” quella più rilevante. Di solito non è così.
Il Fucino non è storicamente molto sismogenetico, ma il sisma del 1915 è tra i più forti e disastrosi mai registrati negli ultimi tre-quattro secoli nella penisola. Aspetti da approfondire e da capire. Il suolo marsicano nel Fucino favorisce l’accelerazione sismica e la relativa profondità dell’ipocentro (di solito in Appennino le scosse “nascono” a una decina di km sotto terra) fa sì che l’area di percezione del fenomeno sia molto vasta. Come appunto è avvenuto ieri.
Il terremoto del 1915, stando ai racconti storici e a descrizioni fornite da cronisti e scrittori dell’epoca, fu comunque preceduto da insoliti fenomeni che non vennero interpretati in maniera corretta: forse scosse leggere non rilevate e misurate correttamente, innalzamento del livello delle acque, emissione dal suolo di acqua calda e di gas (i contadini lo incendiavano e lo usavano per arrostire cibi), brontolii, forse anche qualche sollevamento del suolo.
Oggi si torna a parlare di crateri nella campagna, specie nei pressi della faglia Avezzano-Gioia, nei quali l’acqua gorgoglia e si avverte odore di gas naturale. Fenomeno documentato e osservato. Difficile credere che non ci siano nessi con l’attività sismica, ma gli scienziati dicono che è così: niente a che fare. Strane coincidenze, insomma…
Gli stuti sismici erano, ai primi del ’900, alla loro alba e certo lo Stato non si occupava molto di terremoti, pur avendo dovuto affrontare pochi anni prima quello di Messina-Reggio. La guerra era alle porte e c’era da pensare ad altro.
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