Edimo: a danno fatto ora parlano in tanti e si cominciano a contare i disoccupati
L’Aquila – Il sindacato – come la politica, del resto – accorre al capezzale dell’occupazione, ancora una volta ferita a morte, e stavolta addirittura alla Edimo, ma a danno fatto. Ecco cosa scrive oggi Alfredo Fegatelli (FIOM CGIL) “dopo” le notizie: “Il fallimento della EDIMO S.p.A. è un novo colpo inferto all’occupazione della nostra Città . La FIOM ha fatto bene a non accettare la firma di un accordo che prevedeva il licenziamento di 60 lavoratori. Infatti, dalle riunioni svolte in sede confindustriale emergeva una situazione poco chiara.
Oggi è opportuno mettere in campo tutte le iniziative per salvare il reddito di centinaia di famiglie, va chiesto al curatore di attivare immediatamente gli ammortizzatori sociali onde evitare il rischio che i lavoratori oltre al danno subiscano pure la beffa. È importante l’immediata presa di posizione della Regione di istituire un tavolo di confronto sulla vertenza EDIMO. Tale iniziativa assume ancora più rilevanza a seguito delle modifiche sugli ammortizzatori sociali introdotte dal Jobs Act che rischiano di penalizzare i lavoratori”.
(Ndr) – E ti pareva… spunta il solito tavolo. Nessuno mette in dubbio la buona fede di chi oggi si sbraccia in difesa dei lavoratori della Edimo, che comunque sono centinaia, in quella che appare come la maggiore attività produttiva dell’area aquilana. Ma è stridente, incomprensibile, come per mesi si sia ignorata negli interventi, nelle dichiarazioni, nelle azioni rese note (se ve ne sono di ignote, non lo sa nessuno), che sia in sofferenza un gruppo produttivo che nella ricostruzione ha, o dovrebbe avere, un ruolo di primo piano. Da molto tempo alla Edimo si parlava di cassa integrazione, di stipendi non pagati, di mobilità , anche di straordinari pesantissimi, di persone “appese” al filo di un destino che non era noto all’opinione pubblica. Il sindacato avrà certamente svolto un ruolo, avrà detto e fatto ciò che gli spettava, ma chi lo ha saputo? Della procedura fallimentare in atto ci si preoccupava a dovere e a sufficienza?
A quanto pare, tanti oggi sono caduti dalle nuvole alla parola “fallimento”.
La Edimo è sempre passata per un mirabolante colosso con ruoli chiave, appalti, commesse, saldamente inserita nel ristretto novero di quelli che contano e prendono incarichi anche milionari. Ora esplode, invece, il collasso di una delle sue aziende.
L’impressione è che, forse anche per timore reverenziale nei confronti di gente tanto potente, sia la politica che il sindacato non abbiano svolto ruoli decisivi – e tempestivi – e attuato interventi adeguati. Potrebbe essere sbagliata, questa impressione, ma è quella che gli aquilani provano.
Grottesco che nel più grande cantiere d’Europa (talvolta è necessario usare frasi fatte e roboanti quanto vuote) si trovi con l’acqua alla gola la più grande azienda del settore. Che soffrano le imprese minori. Che ci sia tanta cassa integrazione edilizia. Come a suo tempo apparve assurdo e balordo che una cementeria come la SACCI fosse in crisi e minacciasse riduzioni, nella zona che di cemento ha tanto bisogno.
Shakesperare ci perdoni se lo citiamo parlando di cantieri e lavori edili… C’è del marcio in Danimarca? Auguriamoci che in qualche modo e con il minor danno possibile, se ne esca. Alrtrimenti saremmo in una tragica boutade.
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