Maxievasione da 295 mln, 42 denunce
Chieti – Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza ha concluso una vasta operazione in materia di fiscalita’ internazionale nei confronti di un gruppo criminale che aveva ideato un complesso ed articolato sistema illecito – scrive l’AGI – finalizzato a frodare il fisco italiano mediante societa’ operanti in Italia ma con residenza fittizia all’estero. L’attivita’ illecita scoperta con l’”Operazione Carinzia” veniva svolta nel settore del commercio di prodotti elettronici avente i requisiti di una complessa frode alla normativa Italiana e comunitaria in materia di imposte dirette e di Iva.
I finanzieri di Chieti hanno accertato che, nel periodo dal 2006 al 2013, il gruppo criminale ha occultato al fisco oltre 295 milioni di euro di elementi positivi di reddito ed oltre 59 milioni di euro di Iva sottratti a tassazione. Alla Procura sono state denunciate 42 persone, fra cui spiccano i sei soggetti al “vertice” del sodalizio criminale i quali dovranno rispondere del reato associativo finalizzato alla frode fiscale ed all’omessa dichiarazione, aggravato dalla circostanza della transnazionalita’, ovvero dell’essere stato perpetrato mediante un’organizzazione operante in diversi Stati nazionali. Il meccanismo della frode si e’ basato su operazioni intercorse tra soggetti con sede in diversi paesi membri della Comunita’ europea e volte ad aggirare la normativa sul regime Iva degli acquisti intracomunitari. La merce veniva acquistata in esenzione d’imposta da soggetti giuridici esteri la cui localizzazione all’estero (Austria, Polonia e Slovacchia) e’ risultata fittizia in quanto la loro l’attivita’ si realizzava di fatto in Italia (Francavilla al Mare, Ripa Teatina e Pescara), e successivamente rivenduti ad acquirenti finali nazionali, interponendo soggetti giuridici creati ad hoc al solo scopo di caricarsi di tutto il debito Iva che non sarebbe mai stato pagato. La costante evasione delle imposte dirette e dell’Iva consentendo l’immissione sul mercato nazionale di prodotti elettronici ed informatici “sottocosto” ha ovviamente realizzato una situazione di concorrenza sleale nei confronti degli operatori onesti che si sono trovati costretti a concorrere con operatori in grado di offrire prezzi considerevolmente piu’ bassi. E’ stato richiesto il sequestro di beni immobili alcuni dei quali intestati a prestanome allo scopo di sottrarli ad eventuali azioni di confisca.
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