Strade, 50 anni di inerzia e incompiute


L’Aquila – (Foto: : la 260 a Marana, i lavori sulla 17, la fondovalle del Sangro con viadotti mai completati) – Da un professore in pensione (lettera firmata) riceviamo: “Caro direttore, tu come me conosci troppo bene la Valle dell’Aterno, dove abbiamo insegnato tanti e tanti anni fa. L’ho fatto fino a sei anni fa e ho percorso il tratto L’Aquila-Pizzoli-Montereale per decenni, sei volte la settimana, sempre eternamente lungo strade mai toccate, mai migliorate, mai rinnovate: strettoie, case sempre più abbandonate, enormi problemi d’inverno, frane, gelo e piene. Venti anni orsono, come scrivi tu, esplosero le promesse per la superstrada verso Amatrice. Chiacchiere portate avanti per anni e anni, alle quali si aggiungono oggi gli impegni per la pista ciclabile lungo la ex ferrovia per Capitignano, recuperati da un giovane Pietrucci che quando se ne cominciò a blaterare non era nato.
Tu, direttore, che forse ne sai qualcosa come me, avendo insegnato allora da quelle parti, sarai convinto che oggi costruire 5 km di strada a 25 milioni di euro e promettere subito dopo un tronco successivo, senza neppure dire quanto tempo ci vorrà, è sfrontatezza, ma anche prova che in Abruzzo la politica fellona e fanfarona durata decenni ci ha soltanto gabbati e presi per i fondelli. Sono contento di essere in pensione e quindi uscito dal contesto, per poter finalmente parlare e dire la mia senza rischiare trasferimenti in Barbagia o licenziamenti renziani…”.

(Ndr) – Ci torna alla mente il tempo in cui su maleodoranti macinini – come il professore che scrive – combattevamo ogni giorno lungo quelle strade, d’inverno, montando e smontando catene con mani color viola per il gelo… Tempi terribili, ma cosa è cambiato? In 50 anni o giù di lì, la statale 80 fino al Cermone è rimasta identica: non un solo intervento migliorativo. Più avanti, pezzetti di superstrada e poi l’infinità delle curve fino a Montereale per non dire di Amatrice. Lustri e lustri di inerzia totale, tra chiacchiere e promesse, inaugurazioni sfrontate di opere equivalenti a quasi nulla. Pensiamo alle 17: tra L’Aquila (Porta Napoli) e S.Pio delle Camere, è la stessa dei tempi degli autobus a ruote di gomma piena. Poi il raddoppio mai finito, costellato da faraoniche rotatorie, tutto a 40 orari per decine di chilometri… Sono le stesse identiche e intonse la strada per Rocca di Mezzo, quella per la Villetta. Per fare la precaria e pericolosa superstrada Avezzano-Sora, ci sono voluti 25 anni… Da Sulmona in avanti, la 17 è – per lunghi tratti – come negli anni Sessanta ancora oggi. Arterie strette, antiquate, pericolose. Il tempo è fermo al passato, la rete stradale aquilana è cambiata (in città) sono dopo il 2009, ovvero dopo la distruzione della città.
In un’inchiesta giornalistica sulla superstrada per Amatrice (che ragionevolmente nessuno di noi vedrà, perché nessuno sa quando davvero potrà essere finita), una quindicina di anni fa, qualcuno che contava ci disse: “Sfiatatevi pure a scrivere, tanto l’ANAS non potrà mai farla, esistendo un no politico insuperabile”.
Significava che dall’alto, i grandi insabbiatori e frenatori dicevano no e sempre no. Non solo per la fondovalle del Sangro, che è un caso da enciclopedia degli orrori. Gli stessi, forse, che hanno impedito per decenni un vero , semplice raddoppio della 17 per Navelli. E lo tengono ancora fermo nei cassetti, cianciando di ripresa, lavoro, investimenti, sblocca-Italia, regione snella e chi sa quanti altri slogan. E’ troppo semplice pensare che aprendo cantieri e facendo opere, si arriva ad una vera ripresa: i maghi della politica si ritroverebbero senza lavoro, se i problemi venissero davvero risolti.
Tutto questo è bene ribadire, oggi, anno 2015. Caro professore, starsene in pensione, forse, non è poi così male. Arriva sempre il momento di dire: fate ciò che volete, arrivederci. Nessuno, stia tranquillo, ci rimpiangerà.


22 Febbraio 2015

Categoria : Cronaca
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