Delle foibe non ci hanno insegnato nulla


Oggi, Giorno del ricordo, ri-abbiamo la conferma che i programmi scolastici italiani sono stati, per tutti decenni dal Sessanta a poco tempo fa, ipocriti e fasulli, a conferma della falsità morale prevaricante. Solo da poco, pochissimo tempo si celebra, si rammenta (magari con la immancabile e trita retorica dell’ufficialità), con le foibe un momento della storia truce e criminoso, tanto occultato quanto aggirato dai programmatori del sapere ufficiale. Quello tracciato dalle autorità ministeriali, ma anche da tanta parte della docenza. In concreto di una pagina di storia scomoda e non in sintonia con i venti politici dominanti, quindi tenuta da parte. Tante teste di struzzo sotto la sabbia.
Oggi le cose sono mutate, e di foibe si parla, la tv le ha scoperte, i giornali pure. Le istituzioni si sono destate di soprassalto e celebrano. Forse film come Schlinder List di Spilberg hanno fatto capire che l’orrore appartiene alla storia: quello nazista come gli altri. Forse la cultura ufficiale è cambiata, le vergogne sbiadiscono, i settorialismi si dileguano. L’orrore è orrore, sotto qualsiasi bandiera, ideologia, regime, momento storico. Inutile tentare di dirigerlo o amputarlo.
L’ipocrisia di questo nostro paese democraticamente debole, culturalmente scazonte, negò agli studenti delle generazioni tra la fine del ’50 e il Sessanta, insegnamenti e saperi essenziali. Non si insegnava nulla di Celestino V, di Gabriele d’Annunzio, di Ovidio, di Saffo, degli scrittori americani allora contemporanei, di Einstein, della sconvolgente fisica quantistica, ma neppure di grandi autori letterari italiani messi al bando, spesso, per politica. Era una scuola polverosa, antiquata, retriva, ritrosa sulla modernità. Bugiarda. Ma anche negli anni successivi, di foibe non si è mai parlato. Non giustifica tutto ciò il fatto che negli USA ancora oggi in molte scuole e atenei si ignora Darwin. Come dire, forse, che tutto il mondo è paese?
No, Darwin è una nuvola nera americana, da noi tutto il cielo del sapere era nero. Non ci hanno insegnato nulla oltre l’accettato e il “lecito”. Solo chi ha voluto leggersi qualche libro per conto suo ha visto la luce. Non è gloriosa la storia scolastica di questa Italia, ma ce ne accorgiamo tardi. Anche guardando le foto di foibe e orrori. Ma meglio tardi che mai.



10 Febbraio 2015

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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