Latte e formaggi stranieri, ma chi lo sa?


Roma – LA MUNGITURA DI PROTESTA DI FRONTE AI PALAZZI ROMANI – I consumatori non lo sanno e non possono saperlo, ma chi sa cosa mangiano o bevono quando scelgono latte e mozzarelle. Questa è l’Italia che più di ogni altro paese ama farsi del male e necessita di manifestazioni e proteste spesso disperate per svegliarsi di fronte ai problemi. E, per di più, fa di tutto per costringere alla morte anche le aziende agricole, casearie, i coraggiosi allevatori, insomma, che ancora resistono, ma sempre più stanchi e sfiduciati.
Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la meta’ delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perche’ non e’ obbligatorio riportarlo in etichetta. E’ quanto emerge dal dossier “L’attacco alle stalle italiane” presentato dalla Coldiretti in occasione della piu’ grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo con Ministri del Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale nelle stalle allestite nelle principali citta’ italiane per mungere, dare da mangiare e custodire gli animali. Tra gli allevatori, un centinaio di abruzzesi, ovvero di una regione che si latte e mozzarelle si intende davvero.
Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Complessivamente in Italia – sottolinea la Coldiretti – sono arrivati 8,6 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) che vengono utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perche’ non e’ obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Ad essere spacciato come italiano e’ il latte proveniente in cisterne soprattutto da Germania, Francia, Austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Olanda. In particolare si assiste ad un sostanziale aumento dell’import dei Paesi dell’Est ( +18% Ungheria, + 14% Slovacchia, + 60% Polonia) e una diminuzione di quello importato dai Paesi dell’Ovest (-7% dalla Germania e -13% dalla Francia), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2014. Ci sono pero’ anche le cagliate da impiegare nella produzione di mozzarelle che arrivano principalmente dai Paesi dell’Est per un quantitativo che ha raggiunto il milione di quintale all’anno ed e’ diretto per un terzo in Campania. E tra i Paesi esportatori la Lituania negli ultimi 3 anni ha triplicato le spedizioni in Italia.
Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta perche’ non e’ ancora obbligatoria l’indicazione di origine Oltre ad ingannare i consumatori cio’ fa concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco. Ma sul mercato europeo ed anche in Italia sono arrivati anche i similgrana di bassa qualita’ spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine che e’ prevalentemente di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia. Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmigiano reggiano e Grana Padano che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. Il mercato dei similgrana prodotti nell’Unione Europea e’ una operazione che, vale sul mercato della distribuzione 2 miliardi di euro e che equivale, in termini di valore, all’export di Parmigiano Reggiano e Grana Padano.
“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero e’ un primo passo che va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.


06 Febbraio 2015

Categoria : Cronaca
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