Porta Barete, L’Aquila è “‘na carta sporca”


L’Aquila – Da Franco Taccia riceviamo: “Gentile Direttore, come sempre leggo ogni novità che riguardi Porta Barete, novità che disgraziatamente consistono solo nei disperati tentativi posti in essere da quanti, dotati di normale raziocinio, buon gusto, cultura (con la “u”) e, conseguentemente amore per la Città, si dannano l’anima da mesi per far si che chi di dovere muova il fondoschiena.
L’altro giorno leggevo che l’avv. Capri, capogruppo in Comune del PD, affermava di ritenere “.. assolutamente necessario che si acceleri la procedura di verifica, da parte del Ministero per i Beni e le attivita’ culturali (Mibac), relativamente al parere di fattibilita’ per la riapertura della Porta monumentale…”.
Insomma, è inutile girare intorno al problema, ma che ci si trovi ancora agli auspici, alle speranze, agli appelli pare piuttosto evidente. Per portare avanti un qualcosa che in qualsiasi altro paese (paese e non città) del mondo sarebbe già ad uno stadio avanzato.
Ma, per un attimo lasciamo Porta Barete e facciamo mente locale alla lettera odierna del Sig. Giacomo Ricario che descrive e denuncia una serie di “vergogne” cittadine oramai datate e ben lungi dall’essere risolte, dai semafori che non funzionano, mettendo a repentaglio la vita della gente, ai cafoni che evidentemente non “mazzolati” come dovuto manifestano appunto il proprio livello di educazione, alla pioggia che crea problemi al solo nominarla, ma non perchè sia malvagia ma solo perchè a L’Aquila pur essendo normale che piova non è normale che tombini, grate, griglie o come cavolo si chiamano, destinate a filtrare il flusso dell’acqua o della neve che si scioglie siano ostruiti da tutto l’immaginabile, dal fango alle pietre alle erbacce.
Ma, accennavo nel titolo alle manie di grandezza.

“Intelligenti pauca”, quindi nessuna “dritta” in merito, ma solo la constatazione che al contrario di quanto avviene nella norma, per cui è sovrano il principio della diligenza del buon padre di famiglia, e così, prima pranzo e cena e possibilmente tutti con le scarpe ai piedi e non solo chi si alza per primo e poi, casomai si può anche andare al cinema, qui a L’Aquila c’è chi si diverte a pensare in grande, a credere che si debba fare in modo che più gente viene e meglio è (per chi, di grazia?).
Costi quel che costi e poi, quando finisce la musica e gli amici se ne vanno, e tutto rimane com’era prima, pazienza.
Alla faccia dei tombini ostruiti, dei semafori spenti, dell’illuminazione che in alcuni punti è come non ci fosse, delle fermata dei pullman (leggi Acquasanta) che inducono alla compassione per quanti vi sostano, ed a tutto il resto.
Per concludere una riflessione ispirata dal compianto Pino Daniele. Uno dei suoi pezzi più belli, toccanti da provocare i brividi è quello nel quale parlando di Napoli scrisse “…è na’ carta sporca… e nisciuno se ne importa..”.
Fatte le dovute proporzioni, chissà che avrebbe pensato se avesse conosciuto a fondo L’Aquila..o se solo, avendola vista prima l’avesse ritrovata decenni dopo con gli stessi problemi.


02 Febbraio 2015

Categoria : Dai Lettori
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