L’uomo che sussurra alle comete


AndreaBOATTINIL’Aquila – (di Giovanna Chiarilli – Il Punto) – La passione, perché solo la passione crea miracoli, è nata nel 1991 durante un viaggio in Australia. Una visita all’Osservatorio di Siding Spring e la vita di Andrea Boattini prende la strada delle…stelle.
Alle 5 del 20 novembre 2007, scopre la prima cometa: la C/2007 W1 BOATTINI, la più luminosa, osservata nel giugno 2008 ad occhio nudo tra l’orbita della Terra e di Venere. Da allora, 11 le comete che portano il suo nome, l’ultima scoperta il 21 novembre scorso.
Boattini (Firenze, 16 settembre 1969) lavora dal 2007 al Lunar and Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona a Tucson, nel team migliore al mondo per la ricerca di asteroidi e comete che possono colpire la Terra, i NEO (Near Earth Objects). Al di là della poesia delle sue scoperte, vuole evidenziare due aspetti del suo incessante scrutare il cielo: il primo, scientifico, mira a far luce sui meccanismi che hanno portato alla nascita del sistema solare e alla vita sulla Terra; il secondo, la natura di protezione civile, ovvero la prevenzione di una catastrofe dovuta ad un ipotetico impatto. “Il punto essenziale è la filosofia del lavoro: la prevenzione è sempre migliore e meno dannosa della cura o soccorso.
E’ importante applicare questa filosofia nella vita ‘normale’, ad esempio nella riduzione del rischio terremoti; trovo stonato in Italia chiamare la Protezione Civile come tale perché non lo è: Soccorso Civile sarebbe più adatto visto che di solito entra in funzione dopo un disastro. E’ una componente necessaria, ma non deve essere la prima per importanza. Ecco perché si continua ad avere tragedie anche quando la natura ci avvisa di un imminente pericolo: ad esempio che un forte terremoto stava arrivando a L’Aquila. Siamo nel XXI secolo, non si può continuare a subire gli eventi. La natura ha sempre fatto il suo corso e sempre lo farà, ma quando la si anticipa le tragedie si riducono drasticamente e costano alla comunità molto meno anche in termini economici.
Un esempio: bisognerebbe prepararsi per il prossimo terremoto nella zona di Messina e Reggio Calabria. E concentrarsi sulle ricerche di punta per eventualmente dissipare l’energia di un terremoto, sperimentando altre tecniche oltre alle migliori esistenti in Giappone e California”.
Dieci notti al mese Boattini le trascorre al telescopio. “Ogni momento è buono per scoprire una cometa, un asteroide. La cosa più importante è a livello interiore: si deve essere in uno stato di entusiasmo quando ci si prepara all’osservazione, di euforia, perché se diventa routine si perdono molti successi”.
Non capita tutti i giorni di affidare il proprio nome ad una cometa, ed anche se altre dieci illuminano il firmamento, è impossibile dimenticare quell’attimo, l’emozione legata alla prima cometa; un ricordo che ha lasciato in Boattini la consapevolezza che “nella vita tutto è possibile, non ci sono limiti a quello che si può raggiungere, anche se la società ci spinge verso la mediocrità ed il fatalismo. Siamo creature universali con la capacità di raggiungere ciò che si desidera: il desiderio è legato alle proprie qualità innate”.
Le comete possono avere solo il nome dello scopritore, così ha chiamato l’asteroide 14973 Rossirosina e l’asteroide 12848 Agostino, suoi genitori, in attesa di dedicare il prossimo “alla persona che avrà un impatto notevole nella mia vita”. Intanto, dopo l’undicesima cometa, Andrea Boattini ci lascia con una promessa: “prima della fine dell’anno voglio scoprirne un’altra”. Esistono uomini dagli orizzonti… luminosi!
(Nella foto Andrea Boattini)


28 Dicembre 2009

Categoria : Scienze
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