Non lasciare che Vasto si sbricioli al suolo
La frana che ha sbriciolato il muraglione del terrazzo D’Avalos affacciato sul golfo lunato di Vasto, uno dei più belli d’Italia, è particolarmente dolorosa e fa temere il peggio: addirittura che intacchi la stabilità del magnifico edificio marchesale, dai cui finestroni si scorgono le Isole Tremiti e il Gargano. La Regione ha promesso subito soldi e somma urgenza, impegno contro il dissesto idrogeologico, mari e monti diremmo se non fossimo abituati ai clamori sovente insulsi della politica. Nell’attuale giunta regionale speriamo di poter avere più fiducia, ma solo a fatti concreti portati a termine.
Il palazzo D’Avalos è il simbolo di Vasto, città antichissima attorno ad un centro storico particolarmente pregevole e raccolto, detta dai latini Histonium. L’edificio interrompe il profilo della città sul colle, visto dal mare: è sicuramente il saluto dell’Abruzzo per chi vi arriva dal Sud. Purtroppo, la zona è franosa da secoli, forse da millenni, e si favoleggia delle rovine di Histonium sui fondali del mare. Echi remoti e vaghi di antiche catastrofi legate all’instabilità del territorio, che si ripete anche a Ortona. Se così antichi sono frane e sbriciolamenti, abbiamo la prova provata che un risanamento della zona valido e solido non è mai stato progettato o realizzato. Il che fa temere il peggio, pur considerando le enormi difficoltà di simili interventi. Insomma, detta concisamente: Vasto frana da sempre, come franava da sempre Caramanico, insieme con altre contrade d’Abruzzo. Se la Regione riuscirà a impedire che la splendida città finisca in frantumi, e a garantire che il palazzo resti dov’è da secoli, avrà davvero svoltato nella considerazione della gente. Ce lo auguriamo, rievocando remoti ricordi di infanzia proprio a palazzo D’Avalos. Dove un fulmine ci mancò di pochi centimetri, correndo dal tetto al suolo dentro una possente muratura. Appena dietro il nostro letto. Che solfurea e terribile avventura di qualche secondo.
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