“Non manderò a quel paese il 2009…”


20efd805dbf799a0[1]L’Aquila – (di Giusi Pitari) – Tra poco sarà Capodanno. Devo riconoscere che per me questa festa ha un gran significato. Lo ha sempre avuto. Forse perché sin da bambina le raffigurazioni dell’anno che se ne va e quello che arriva, parlavano di rinnovamento, ringiovanimento. L’anno che se ne va è un vecchio col bastone che muore, l’anno che viene è un piccolo pargolo che vivrà solo poche centinaia di giorni, poi morirà anche lui.
Il 2009 è divenuto vecchio e sta andando via, il 2010 sta per nascere: un altro piccolo maschietto vedrà la vita.
So con certezza che tanti aquilani non vedono l’ora che il 2009 muoia, intendendo tutti sperare che il piccolo 2010 ci riservi giorni migliori. Eppure io non manderò a quel paese il 2009. Neanche lui, appena nato, sapeva che a soli 4 mesi gli sarebbe capitata una catastrofe, non ha colpa, come non la hanno gli anni passati. Il 2008 che ha visto l’inizio dello sciame sismico e tutti gli anni addietro che non ci hanno preparato all’evento. Eppure ricorderemo come “cattivo” solo il 2009 che ci ha portato via tante vite, tante case, le nostre città.
Mi piacerebbe che tutti salutassero il 2009 esattamente come hanno salutato gli altri, senza fuochi né botti, però. Perché la colpa non è del vecchietto, semmai di tutti gli uomini che nel corso di decenni hanno preparato la nostra città a ritrovarsi così come la vediamo ora. Paradossalmente il 2009, l’anno dell’evento catastrofico, ha graziato parecchi di noi, indicando alla terra di tremare alle 3,32, invece che sei ore dopo, solo sei ore che per noi ora significano essere vivi.
Bisogna rispettare un anno che sta pagando gli errori di chi l’ha preceduto. E vorrei, per il 2010, che tutti noi ricordassimo, in nome delle nostre vittime, che la tragedia non era preannunciata dallo sciame, piuttosto dalla noncuranza e faciloneria con la quale siamo stati costruiti.
Una città che vive su una mezza specie di bomba atomica, vede oggi stagliarsi palazzi a 6-7 piani, completamente inagibili, vede il proprio centro storico crollato, senza che mai nessuno si sia posto il problema di quella bomba. Senza mai affrontarlo, senza mai renderci edotti sul nostro territorio. Chi ha permesso di essere classificati come zona sismica 2, dovrebbe essere salutato e inviato a quel paese, chi ha permesso l’espansione della città su una faglia andrebbe bruciato, invece che i calendari. Non so, ma io quest’anno non mi sento di accusarlo, sebbene come il 1703, verrà ricordato come infausto. Lui e non gli anni precedenti nei quali qualcuno ci ha strutturato esattamente per crollare.
Ce l’ho con gli uomini, non con gli anni. Ce l’ho anche con quelli del 2009, ma non meno che con quelli degli altri anni.
Caro 2010, non vediamo l’ora che arrivi perché troverai persone diverse, persone che dopo il buio ora vogliono la luce. Forse queste persone si decideranno ad unirsi, per un unico obiettivo. Forse queste persone vorranno la verità e forse potranno unirsi, se legalmente possibile, in una causa collettiva contro chi ci ha classificato come territorio a rischio sismico 2, permettendo la costruzione di tutte quelle case che ora sono inagibili, contro chi ha permesso che fosse costruito il quartiere di Pettino, su una faglia, con palazzoni che ora nessuno vuole vedere restaurati. Forse nel 2010 riusciremo a lasciare un segno per i posteri. Non ci porterà soldi, ma almeno saremo un pezzo di storia che negli anni ci riscatterà agli occhi dei nostri pronipoti. C’è qualche avvocato disposto ad aiutarci e a passare alla storia?


27 Dicembre 2009

Categoria : Dai Lettori
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