100 anni sisma: storie e persone
Paganica – Scrive Raffaele Alloggia: “La storia di Maria Pacifici paganichese, Medaglia D’Oro al Valore Civile, nell’antologia di cronache, foto, poesie e racconti in un libro dal titolo “Il Terremoto della Marsica” di Gianbattista Pitoni, Presidente dell’Istituzioni per le Celebrazioni del 1°Centenario del Terremoto della Marsica del 1915. La storia resa pubblica, mi fu raccontata e documentata da Augusto Rossi mentre la terra tremava, qualche giorno prima di quel 6 aprile 2009, in quanto mi diceva di aver tanta paura del terremoto nel ricordo di quello del 1915. ( Il mitico barbiere passerà poi a miglior vita nel 2010 all’età di 103 anni.)
Bernardino Rossi (classe 1882) e Maria Pacifici (classe 1884), ambedue paganichesi, si sposarono nel 1906: dalla loro unione nacque Augusto (1907) e Giacinta (1910). Augusto, non ha ricordi di suo padre poiché qualche mese dopo la nascita della sorella emigrò in Francia, in cerca di fortuna, ove morì e non si seppe mai come e perché. Sua madre Maria, rimasta vedova a 26 anni, per poter portare avanti la famiglia, chiese di lavorare avvalendosi del diploma di ostetrica: le fu offerto il posto nel comune di Lecce dei Marsi, una vera missione considerata la lontananza del paese da Paganica.
Per la tipologia del suo lavoro, non le fu possibile portare con sé i figli, così Augusto e Giacinta rimasero a Paganica con i nonni. Considerati i rari e precari mezzi di trasporto dell’epoca, la madre ritornava raramente al paese natio ed i ragazzi si sentivano quasi abbandonati.
Il 13 gennaio del 1915, la forte scossa di terremoto nella Marsica fu avvertita fortemente anche a Paganica che ebbe due morti, parecchi feriti e molti danni alle abitazioni. Augusto e la sorella Giacinta dormivano nello stesso letto: tanto fu forte la scossa che batterono la testa l’uno contro l’altro finché furono presi dai nonni e portati rapidamente in luogo più sicuro. Alla famiglia arrivò presto la triste notizia della distruzione di moltissimi paesi marsicani, in particolare il completo annientamento della città di Avezzano. I nonni erano molto preoccupati ma ben presto furono rassicurati da Maria che, dopo essersi a sua volta accertata delle buone condizioni dei figli, preferì rimanere a Lecce dei Marsi, per lenire le tante sofferenze dei tantissimi feriti. I soccorsi tardavano ad arrivare e l’ostetrica, durante i drammatici giorni seguenti il sisma, veniva chiamata continuamente a prestare la sua preziosa opera, anche e soprattutto in attività non di sua competenza, perfino nei paesi limitrofi completamente distrutti o gravemente danneggiati.
Maria racconterà che, dopo la forte scossa del 13 gennaio che distrusse completamente quello che ormai era diventato il suo paese, la terra continuava a tremare e, mentre come meglio poteva si prodigava nel prestare soccorso, si imbatté in una donna che ben conosceva perché incinta al nono mese: era morta, assieme a suo marito sotto le macerie della propria abitazione, ma portava ancora in grembo due gemelli che furono immediatamente e fortunosamente portati alla luce. In seguito, con l’aiuto anche dei vicini di casa, dedicò loro tutto il tempo disponibile fino all’età in cui, vigendo una legge che non consentiva l’adozione, furono affidati all’Orfanotrofio di Amatrice.
Nell’ottobre del 1917, mentre l’Italia era impegnata nella Grande Guerra, l’ostetrica aiutò a partorire l’ennesima donna che portò alla luce Mario Spallone, l’uomo politico che tanto farà parlare di se negli anni successivi sia come politico, sia come medico personale di Palmiro Togliatti e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La giovane vedova Maria convolò a nuove nozze con un giovane del posto generando quattro figli . Augusto, già dall’età di tredici anni, imparò il mestiere dal nonno che aveva una bottega da barbiere che più tardi cederà a suo nipote. La sorella Giacinta, invece, seguì le orme di sua madre e, aiutata economicamente anche dal fratello Augusto che cominciava a guadagnare, conseguì anche lei il diploma di ostetrica.
Giacinta, su invito della mamma, si trasferì a Lecce dei Marsi dove iniziò a lavorare dapprima nei paesi circostanti e successivamente ricoprì il posto di sua madre giunta all’età pensionabile: sposò, come la mamma, un leccese ed ebbero due figli. Nel 1929 anche Augusto convolò a nozze con Diva Iovenitti e, alla fine del rituale viaggio di nozze, concordò con sua madre che al ritorno si sarebbe recato a Lecce dei Marsi per farle visita.
Maria, per mostrargli l’amore materno che aveva sempre nutrito verso di lui, nonostante le circostanze l’avessero tenuta così lontana da sembrare quasi un abbandono, preparò, davanti la stazione di Pescina, una biga ornata di tanti fiori e due cavalli bianchi proprio come si leggeva nelle favole, per accogliere gli sposi. Augusto, in attesa di riabbracciare la madre, era molto emozionato e sua moglie, che proveniva da una modestissima famiglia contadina, nel vedere tutto quello sfarzo non volle salire sulla biga finché il cocchiere non accettò di togliere quasi tutti i fiori.
Arrivati a Lecce, sin dall’ingresso del paese e lungo il viale fino alla casa della madre, erano stati predisposti luminarie come si usava nelle feste patronali: centinaia di persone memori dell’impegno profuso da Maria in quegli anni per il paese, applaudirono al passaggio della biga con gli sposi.
Maria, nel 1961, fu insignita di medaglia d’oro al valore civile, con questa motivazione: Dal 1915 al 1956 ininterrottamente e in condizioni rese sovente difficili dall’ambiente, dalle calamità e dagli eventi bellici svolse la sua missione umanitaria prodigandosi con il consapevole senso del dovere, profondo spirito di sacrificio ed esemplare abnegazione.
Augusto non a caso, Cavaliere del Lavoro, anche dopo aver superato i cento anni, quando i suoi clienti, tutti molto anziani, non potevano recarsi presso la sua “bottega” per motivi di salute, prendeva la valigetta degli arnesi, si faceva accompagnare da suo figlio ed offriva gratuitamente il proprio servizio! Per quanto sopra descritto e documentato, noto ad oggi ai soli eredi, propongo all’Amministrazione Comunale dell’Aquila, che nel corso delle Celebrazioni del 1°Centenario del Terremoto della Marsica del 1915, in ricordo dell’altruismo e abnegazione di Maria Pacifici, le venga intitolata una via nel centro storico di Paganica, possibilmente in prossimità di Piazza Umberto I°, dove nel 1906, con Berardino Rossi “andò sposa”.
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