Che non sia “esso quessa”
A L’Aquila, in forza di un antico beffardo sarcasmo da pasquinata, di una persona – anche di rispetto – che arriva e si propone in qualche modo, si dice “esso quissu“, ecco questo, nel senso di eccone un altro, o di qualcosa di simile. Incallito scetticismo popolare, consolidata e motivata sfiducia della moltitudine in ogni tipo di autorità . Per la sottosegretaria alla ricostruzione Paola De Micheli molti hanno bofonchiato “esso quessa“.
No, i vip non se la prendano a male. O, se vogliono prendersela a male, facciano pure.
Comunque non c’è, in questa scettica frase da commedia di Plauto, alcuna volontà di mirare una contumelia o un’offesa. Nessuno ce l’ha con la sottosegretaria, ieri benvenuta in città e sinceramente piena di buona volontà , di voglia di rendersi utile. Non è con questa graziosa Paola che la gente ce l’ha, ma con lo Stato, con la sua paludosa burocrazia, con le sue lungaggini e lentezze che sono peggio della peggiore malattia. Del resto, si alzi in piedi chi se la sente di dar torto a gente che aspetta da sei anni e che vede la fragile ricostruzione (messa in piedi più dalla inaffondabile tenacia delle istituzioni cittadine, che da Roma) ogni giorno insidiata da nuovi ostacoli. Ultimo, quello desolante più degli altri: i soldi ci sono, ma non arrivano, non si possono spendere, i grandi frenatori lo impediscono. Paola De Micheli ha un compito enorme, quello di avviare motori restii, di sbloccare, fluidificare, smussare angoli taglienti come formazioni oceaniche di corallo. Non si offenda, dunque, se la gente dice “esso quessa“. Lo fa persino con simpatia nei suoi confronti. Quasi quasi la vorrebbe aiutare, le vorrebbe dare una mano. Offrirle un po’ di torrone o due spaghetti aglio olio e peperoncino.
Se fra sei mesi o più la vivace emiliana sarà ancora sorridente, gentile, efficiente, come è apparsa ieri, avrà vinto. E la gente dirà : “Meno male che è arrivata quessa”…
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