Ok pecorino abruzzese, ma è… minorenne


L’Aquila – Secondo una storica e negativa tradizione tutta abruzzese di incapacità di crescere, il formaggio pecorino va bene e si afferma sui mercati, ma… si chiama romano. Tutti sanno che non esiste un pecorino romano (caso mai ne esistono due, uno sardo e uno abruzzese), come non esiste un’amatriciana romana… Roma si appropria di molte cose. Ma decenni di nostra inettitudine oggi si avvertono e danno i loro risultati sgradevoli. Eccone uno. Il nostro celebre pecorino è minorenne e non crescerà mai.
In linea con l’aumento delle esportazioni del pecorino “romano”, registrate a livello nazionale con un incremento del 22% e la conseguente crescita del prezzo al consumo, si registra il maggiore appeal del pecorino abruzzese. Viviamo di… luce riflessa.
Da una indagine di Coldiretti Abruzzo risulta infatti che, nell’ultimo anno, sono aumentati sia la vendita che il consumo del prodotto caseario locale con un leggero aumento del prezzo, passato da 8,5 euro a 9 euro al chilo. Un leggero incremento del prezzo al consumo che, seppur non fa esultare i caseifici che non riescono a bilanciare il naturale aumento del costo della materia prima, premia invece gli allevatori che riescono finalmente a spuntare contratti almeno sufficienti a coprire i costi di allevamento, dopo tanti anni in cui il gioco non sembrava valere la candela. Qualche segnale positivo si registra inoltre nell’export e in particolar modo per la Germania, anche se si tratta ancora di primi passi a fronte di un settore tradizionale dell’economia regionale, che vanta circa 300mila capi ovini concentrati soprattutto sulle province di L’Aquila (130mila capi circa), Teramo (80mila), Pescara (45mila) e Chieti (38mila). E per finire, un segnale indicativo arriva anche delle macellazioni degli ovini, che registrano un leggero decremento evidenziando cosi’ l’intenzione degli allevatori a mantenere in produzione un alto numero di fattrici per ottenere piu’ latte e di conseguenza piu’ formaggio.
“Il 2015 inizia sotto buoni auspici almeno per un settore, quello zootecnico, che negli ultimi anni aveva registrato tante e diverse difficolta’, non ultima la diminuzione degli addetti – dice Coldiretti Abruzzo – oggi invece le cose stanno cambiando e si intravedono nuovi e soddisfacenti orizzonti, in linea con l’aumento del gradimento del consumatore verso le eccellenze del made in Italy, di cui i formaggi sono parte importante”. E la conferma arriva anche dalla vendita diretta della rete di Campagna Amica in Abruzzo che, forte di oltre trenta mercati a chilometro zero sparsi nelle 4 province e oltre 250 aziende accreditate, ribadisce il maggiore appeal suscitato dal pecorino abruzzese e da altri prodotti caseari come caciocavallo, scamorze e mozzarelle che negli ultimi sei mesi hanno registrato una crescita del 15%. “Un trend che viene confermato anche dal numero di giovani che scelgono di mettersi alla guida di un gregge, dove il problema non e’ tanto la crisi ma gli attacchi degli animali selvatici, dai cinghiali ai lupi che si sono moltiplicati nelle campagne – dice Alberto Bertinelli, direttore di Coldiretti Abruzzo – si tratta in gran parte di giovani che vogliono dare continuita’ all’attivita’ familiare ma ci sono anche ingressi ex novo spinti dalla voglia di trovare una occupazione alternativa a contatto con gli animali e la natura”.


16 Gennaio 2015

Categoria : Cronaca
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