Tasse, decreto forzato e piovuto dall’alto
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Il decreto per il rinvio delle tasse non è un’elargizione benevolente, ma è un atto forzato e piovuto dall’alto come una concessione magnanima, pur essendo soltanto un diritto. Ragioniamoci un po’. Non fidarsi, dicevamo, è salutare mai come di questi tempi e in un paese come il nostro, nel quale la politica non per scelta dei cittadini, ma per colpa sua, è precipitata nei precordi della considerazione dei cittadini. E’ vero che ovunque nel mondo occidentale la gente non nutre molta fiducia nella politica, preferendo spesso un comodo e non impegnativo qualunquismo. Ma è un atteggiamento al quale la gente si sente costretta, perchè istintivamente ognuno di noi preferirebbe poter contare sullo Stato e su chi è mandato dal popolo a guidarlo. La vicenda del terremoto aquilano è emblematica, chiarissima e spiega, anzi conferma, il distacco del popolo dalle istituzioni e da chi troppo spesso le occupa con saccenza, ingordigia, incapacità e appetito di affarismo.
Sarebbe qualunquismo puro liquidare l’argomento ripetendo che i politici sono tutti pessimi, e che la destra è uguale alla sinistra, perchè in fondo è tutto un magna-magna. Troppo facile, troppo popolaresco. Far politica è difficile, produrre risultati è gravoso, affrontare certe situazioni è defatigante, le risorse sono scarse, e soprattutto ci sono dei politici che operano per il bene comune, diciamo tenendo in bella evidenza il proprio come primo obiettivo… Tutto questo è innegabile e anche molto umano. Del resto, gli italiani sono un popolo (si fa per dire, in realtà sono un’accozzaglia di etnie senza collante) ricco di difetti, sostanzialmente disonesto e sciatto, levantino e approfittatore. Tranne poche eccezioni. Lo sappiamo e non dobbiamo far finta di scoprirlo oggi: dovremmo soltanto singolarmente tentare di essere migliori.
Il decreto che Berlusconi ha garantito come “già firmato” arriverà , viene giurato e spergiurato a tutti i livelli, il giorno 28. Prima domanda: perchè non lo hanno elaborato e firmato prima? Sarebbe stato un atto giusto, e anche autenticamente natalizio. I politici, il premier in testa, blaterano, ripetono alla noia che siamo un paese cattolico con forti valori cattolici? E allora, la firma natalizia sarebbe stata opportuna. Invece no, perchè il decreto e le sue minuziose limature non sono ancora pronti. In realtà , il governo non voleva questo decreto, e aveva deciso di rinviare le tasse solo ad alcune categorie. Mentalità ragionieristica e arida. Nessuna giustizia in riferimento a terremoti precedenti e a diversi trattamenti. Gli aquilani “erano costati già troppo” per Tremonti. Il quale dimentica che le tasse non ci vengono “abbuonate” o cancellate, ma solo rinviate, e le pagheremo comunque. Infatti, prevale l’opinione che le somme da restituire saranno pari all’importo totale delle tasse rinviate. Vedremo se sarà così.
Il decreto che viene annunciato e dato per sicuro (ma non fidarsi è meglio… fino alla firma) piove dall’alto, come una grazia, e piove perchè abbiamo urlato, con alcuni buoni politici in testa. Come vedete, ve ne sono e si fanno sentire.
Il decreto è forzato, elargito malvolentieri e forse soltanto in vista di grandi consultazioni elettorali. Ne avrebbero fatto a meno, a Roma, perchè i terremotati aquilani “hanno già avuto tanto”. Dimenticano che qui siamo circa 100.000 e che l’economia locale è devastata almeno quanto il centro crollato. C’è la zona franca, dicevano altri. Dimenticavano che la zona franca riguarderà una parte ben delineata della zona, ed ha tempi lunghi, lunghissimi: lo stiamo vedendo. E poi c’è sempre il rischio di qualche colpo di mano, qualche sveltina politica che la limiti, ridimensioni o addirittura cancelli. Non fidarsi è meglio…
Ora aspettiamo il 28 e la firma. Certo, bisogna credere a Berlusconi perchè è il premier. Crediamogli. Però restiamo vigili e occhiuti, perchè siamo in Italia e abbiamo una politica italiana, cioè – ripetiamo – levantina, infida, spesso bugiarda, sempre cinica e affaristica. La colpa, intendiamoci, è anche nostra, perchè siamo gente inaffidabile nei secoli e nei millenni passati. I politici che scegliamo sono farina del nostro sacco.(Le foto: In alto, l’ormai mitica scritta che campeggia su un muro a Pile – Sotto Silvio Berlusconi promette, e il papa esce da Collemaggio dopo averla visitata tra le rovine. Sarebbe stato molto cattolico firmare il decreto prima di Natale)
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