Dai e dai, il Gran Sasso lo hanno ucciso


Siamo stati buoni e zitti, stavolta, sulla commovente vicenda della stagione sciistica del Gran Sasso aquilano. Abbiamo lasciato che fossero altri a ribadire che non esiste promozione o pubblicità, neppure al minimo livello informativo, tipo “apriamo le piste”. Sui giornali si è notato che le presenze sono state pochissime, e si è parlato di desolante flop. Potremmo esserne lieti, perché da mesi (o anni) andiamo scrivendo e ripetendo che qualcuno vuole la morte della montagna aquilana. Avere ragione non è sempre una soddisfazione, talvolta si preferirebbe essersi sbagliati o aver avuto torto.
Ormai lo hanno capito tutti che la fossa è stata scavata e che, in forza di occulti e indecifrabili pensieri, c’è davvero chi impedisce e continua a impedire quello che eufemisticamente potrebbe chiamarsi decollo del Gran Sasso. Non poter aprire le piste a Natale e a Capodanno, e poterlo fare solo di striscio – una sola pista, forse due… – a feste quasi concluse, avrebbe dovuto spingere chiunque e urlare agli sciatori e ai turisti: venite, finalmente ce l’abbiamo fatta. Non è stato così ed è andata come è andata.
Nessuno se l’abbia a male se a voce piena, ormai, si ripete ovunque: quando arriva una gestione nuova, “forestiera”, professionale? L’aquilanismo – non l’aquilanità, che è cosa bella, nobile e ormai scomparsa – ha fatto danni irreparabili. Che il 2015 porti novità, altrimenti si chiudano baracca e burattini, salvando almeno la dignità.



04 Gennaio 2015

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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