Teniamoci bassi e speriamo
Se riusciremo a tenerci bassi, a contentarci di alcune certezze, pochissime, forse il 2015 potrebbe essere migliore. Ci sono alcuni punti fermi sui quali basarci. Primo, i soldi per la ricostruzione, che ci sono garantiti, se crediamo alla parola di tutti coloro che lo fanno. Ovvero i massimi esponenti di tutto ciò che c’è da esporre. Essendoci i soldi (i famosi 6 miliardi e 2) i motori dovrebbero girare, pur prevedendo qualche intoppo e qualche trappolone politico-burocratico.
La prospettiva che più ci angustia non è quella delle risorse, che, come diceva un consumato politico del passato, alla fine si trovano. Quel che ci toglie il sonno (l’ultima cosa piacevole che rimane ad ognuno di noi sfoltito tutto il resto) è la totale, sferica incapacità di Renzi (che pure va apprezzato) di azzerare la burocrazia. Non ha cavato un ragno da un buco. Non ha cambiato nulla. Se pensiamo che il Comune ha da anni i soldi per il ponte di Belvedere a L’Aquila, e non riesce a spenderli per una firma, ci viene da piangere. La storia rivelata oggi dai giornali, se è vera (lo è, perché il ponte è chiuso da sei anni…), è agghiacciante e fa paura. E forse è solo una delle tante storie annidate chi sa dove, nascoste chi sa da chi. Dimostra che finora L’Aquila non è rinata pur essendoci, spesso, i soldi per rianimarla. Sentiamo i brividi (e non è colpa del Burian) pensando che possa accadere anche con i 6,2 miliardi di cui sopra.
Stanotte gettiamo via tutto ciò che è stato. Dimentichiamo. Come un ottuagenario dimentica com’era fatta Laura Antonelli. Tanto, anche se lo ricordasse, a che servirebbe? Se proprio ci tenete, a mezzanotte brindate alla Luna, pur senza vederla. Non pensate come i fisici quantistici di Copenaghen che, se non la vedere, non esiste. Dimenticate anche loro, dimenticate anni, date, saperi, ignoranze, ansie, ricordi, dolori, bellezza e bruttezza. C’è, forse, solo domani. Attacchiamoci all’attesa. Come cozze agli scogli aguzzi e taglienti.
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