Sentenza di Pilato – Palmerini, più dettagli sul rinvenimento nel 1580 ad Amiternum
L’Aquila – ERA IL TEMPO DI MARGHERITA D’AUSTRIA CHE DIMORAVA A L’AQUILA – (Immagini: in evidenza Margherita d’Austria, sotto il palazzo a lei dedicato a L’Aquila sede storica del comune, e Goffredo Palmerini) – La storia della sentenza di Pilato per la condanna a morte di Gesù, segnalata da Gabriele Lucci, ha suscitato curiosità , interesse e una giusta attenzione culturale. A parlarne ancora è Goffredo Palmerini, che conosce la vicenda e ne ha scritto alcuni anni fa. Palmerini ha scritto a Lucci: “Caro Gabriele, ho letto l’articolo di Colacito su “InAbruzzo.com” sulla tua segnalazione. Anni fa lessi un interessante libro di Aurelio De Santis. Devo ancora tenerlo da qualche parte. Tanto che in un mio articolo ne accennai. Ho fatto una ricerca ed ho trovato qualcosa che parla della straordinaria questione
http://old.ilcapoluogo.com/ponzio-pilato-e-i-rotoli-di-amiternum/4165
sulla quale sarebbe interessante continuare ad indagare, con grande ritorno d’immagine per la nostra città .
Ecco lo stralcio del mio articolo e il link con l’articolo completo :
http://www.piazzagrande.info/cultura/morricone-muti-concerto-l-aquila-la-rinascita/2009/07/27 “.
“…Ne ha viste tante nei suoi duemila anni d’età l’anfiteatro di Amiternum. L’antica città dei Sabini fu conquistata da Roma appena conclusa la guerra contro i Sanniti. Divenne presto romana, Amiternum, elevata all’inizio del periodo imperiale al rango di municipium. Centro urbano importante con decine di migliaia di abitanti, al centro della penisola, era situata sulla via Cecilia. Da Amiternum avevano origine due diramazioni della via Salaria e la Claudia Nova, arteria che collegava la città con la via Valeria e dunque al mare Adriatico. Patria di Caio Crispo Sallustio, il più grande storico di Roma, che vi era nato nell’86 a.C., secondo alcune leggende Amiternum avrebbe dato i natali anche a Ponzio Pilato. Ma restano, per l’appunto, leggende. Di certo nella città ormai morta e ridotta in ruderi, però, nel 1580 accadde un fatto strepitoso che la fece rimbalzare in tutta Europa insieme alla vicina città dell’Aquila, in pieno splendore con la Governatrice, madama Margherita d’Austria, che vi aveva dimora, malgrado le svenanti conseguenze imposte dagli Aragonesi agli Aquilani dopo la rivolta del 1528.
In una necropoli dell’antica città sabina, infatti, all’interno d’un sacello di pietra venne rinvenuto un forziere in ferro serrato. Rotte le chiusure, rivelò dentro una custodia marmorea un inatteso quanto straordinario contenuto. Non tesori e gioielli, ma due rotoli di pergamena scritti in caratteri ebraici. Uno di essi era la sentenza di condanna a morte di Gesù, emessa a Gerusalemme da Ponzio Pilato e datata anno XIX del regno di Tiberio. Era firmata da Lucio Sirtilio e Amostro Silio, notai dell’Impero e presidi di Roma. Dell’eccezionale rinvenimento venne data notizia a Filippo II, re di Spagna, di Napoli e di Sicilia, figlio di Carlo V e fratellastro di Margherita d’Austria. Forse gli fu inviato il documento originale, di cui si persero le tracce. Sicuramente, qualche mese dopo, gli fu recapitata una copia della sentenza tradotta in spagnolo, mentre un altro manoscritto in francese del 1581, che riporta copia del verdetto di condanna di Gesù, è ora custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Il documento in copia tradotto in spagnolo, grazie ad un indomito studioso, è stato rintracciato a Simancas (Valladolid), dove si trova conservato nell’Archivio Generale del Regno”.
(Ndr) – Naturalmente il dibattito è aperto a chiunque voglia portare un contributo, uno stimolo, una novità , uno spunto, come hanno fatto Gabriele Lucci e Goffredo Palmerini.
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