Macroregioni, così sarà l’Abruzzo unito con Marche, Rieti e Campobasso
L’Aquila – (di G.Col.) – LA LEGGE PER L’AQUILA CAPOLUOGO NON HA PIU’ SENSO – Il primo interrogativo è elementare, ma importante: come ci chiameremo quando l’Abruzzo sarà unito alle Marche, alla provincia di Campobasso e alla Sabina? Escludendo una pasticciata fusione dei nomi, tipo Marbruzzo, Maruzzo o altre boutade simili, potremmo chiamarci Levante adriatico centrale. Levante adriatico meridionale sarebbe la Puglia, Levante adriatico settentrionale l’Emilia-Romagna che ingloberà la provincia di Pesaro.
L’iter verso le macroregioni porta a grandi cambiamenti, che hanno la concretezza di proposte di legge, una delle quali del PD. Le fusioni non sono tanto lontane, sempre che non facciano la fine dell’accorpamento delle province… Sono, in linea di massima, un progetto suggestivo ed economicamente conveniente ma soprattutto l’idea viene da lontano. Ne parlò con razionalità Gianni Agnelli già diversi anni fa. Lungimirante quanto inascoltato.
A cosa servono regioni minuscole nelle dimensioni, come il Molise, ma non nei costi, che tengono in vita una classe politica ricca e privilegiata? Lo stesso Abruzzo, meno della metà degli abitanti di Roma, che non è certo una grande capitale rispetto a Parigi o Londra, è troppo piccolo, benché sia capace di grandi sperperi e dell’utilizzo di una enorme quantità di denaro: quasi 6 miliardi e 300 milioni il bilancio, approvato di recente. Neppure le Marche, in fondo, sono una grande regione: ragionevole, dunque, progettare una fusione Abruzzo-Marche, con l’aggiunta della provincia di Rieti a Ovest e quella di Campobasso a Sud.
Nei giorni scorsi la politica regionale – o almeno quella che fa capo al presidente D’Alfonso – ha rispolverato la proposta di legge per L’Aquila capoluogo. Di cosa? Dell’Abruzzo… Gli scenari di accorpamento o fusione delle regioni sembrano ignorati da questa proposta, che è in piedi d almeno otto anni, e ogni tanto “riciccia” . Ha senso proporre una legge per il capoluogo, ora che incalza la fusione delle regioni?
Non è malizia, ma realismo pensare che D’Alfonso e altri si siano precipitati a depositarla, facendo conoscere la lieta novella ai loro amici, ben sapendo che sarà inutile, ma che le loro coscienze saranno a posto. Un’iniziativa che a molti è parsa una scorciatoia di furberia, per giustificare il passato omissivo, e mettere le mani innanzi per il futuro. Potranno sempre dire: noi ci avevamo provato. Poi le regioni si fonderanno… e occorrerà un nuovo capoluogo, chi sa dove e quale. Anche qualche sospetto lo nutriamo già da adesso.
La Regione Abruzzo ha per lo meno due macchie: non aver prodotto una legge per la ricostruzione delle aree terremotate, e non aver varato la legge per L’Aquila capoluogo. Non chiesta, quest’ultima, ma offerta su piatti d’argento dalla politica e in particolare dal PD dalfonsiano. Piatti rimasti vuoti, anzi piangenti come in una perfida partita da poker. Ora fa comodo riparlarne. Ma sembra solo una poco abile svolazzata politica.
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