Le province si strappano le vesti
L’Aquila – SENZA SOLDI, SENZA PROSPETTIVE CERTE – PROTESTA ALL’EMICICOLO DURANTE IL CONSIGLIO REGIONALE – All’Emiciclo regionale, da oggi, dibattito sui bilanci e quindi di per sè difficile e complesso. Questo in aula. Fuori, tra gli alberi della Villa Comunale in una mattinata più primaverile che invernale, la protesta dei presidenti e dei dipendenti delle province.
Gli enti, sia quelli già riformati (Chieti, Pescara, Teramo), che L’Aquila, rimasta com’era (porta un anno di ritardo per via del terremoto del 2009), hanno i medesimi problemi. Che è facile riassumere: niente risorse e servizi di svolgere. Per di più, nubi e ansie per il futuro dei dipendenti, benchè Roma garantisca: nessuno perderà il posto almeno fino al 2019. Parola di Del Rio. Ma gli esuberi ci sono, c’è chi ne calcola 700 solo in Abruzzo.
E’ proprio con quel signore elegante e dotato di austero pizzetto sale e pepe che le province ce l’hanno.
La sua riforma comporta tagli, rivisitazione di piante organiche (rivisitazione, si sa, significa solo e sempre riduzioni), e il presidente aquilano Del Corvo pensa che nei prossimi mesi ci saranno sì e no soldi per gli stipendi… Significa niente servizi. Le province esangui e defedate dovranno solo tenersi in piedi, dar da mangiare a se stesse. A Chieti si soffre ancora di più. Questa mattina l’assemblea dei sindaci ha dovuto approvare l’alienazione degli immobili, per poter andare avanti. La Provincia di Chieti si vende i gioielli di famiglia, altrimenti sarà bancarotta…
Ovvio che in questa situazione non è facile andare avanti, non lo è per nessuno. La dissennata storia delle province (aboliamole, cancelliamole, riformiamole, accorpiamole, e alla fine teniamole…) è ogni giorno di più qualcosa che fa pensare alle pagliacciate. Lo sfilacciamento totale coinvolge migliaia di persone che pensavano di avere un presente e un futuro, invece hanno solo nebbia. Dilaga fino ai cittadini che nel loro qualunquismo disinformato e arruffone, fanno di tutta l’erba un fascio e si abbandonano ai peggiori pensieri. Terreno di coltura per qualsiasi fenomeno sociale involutivo. C’è davvero da preoccuparsi.
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